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PERUGIA - "Lontana da noi la volontà di creare allarmismi, ma la vicenda dell'incidente alla centrale in Slovenia ci fa ritenere sempre più urgente una marcia indietro del governo nazionale rispetto alla volontà di rilanciare il nucleare. Quello della sicurezza è solo uno dei problemi di una scelta ideologica e perdente come quella del nucleare, che avrà come unico effetto quello di bloccare i percorsi di modernizzazione del paese avviati con i provvedimenti in favore delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica. Sarebbe paradossale che l'Italia giungesse a programmare la propria politica energetica puntando sul nucleare proprio quando paesi come Stati Uniti, Germania, Olanda e Svezia se ne stanno allontanando anche in considerazione del fatto che l'atomo da fissione non ha risolto i gravi problemi generati dagli elevatissimi costi e dallo smaltimento delle scorie radioattive". Il capogruppo regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini commenta con queste parole la notizia dell'incidente alla centrale nucleare di Krsko, chiedendo anche che “la Regione Umbria ribadisca la propria indisponibilità a un'avventura sbagliata perché antieconomica, vecchia e pericolosa”. “Penso che la migliore risposta che il ‘Cuore verde d'Italia’ possa dare alle scelte propagandistiche del governo nazionale – aggiunge il consigliere Dottorini - sia quello di rivedere il proprio Piano energetico regionale, puntando con coraggio e lungimiranza sulle fonti rinnovabili e sull'efficienza energetica, ribadendo la propria indisponibilità ad ospitare centrali nucleari. Abbiamo la necessità di immaginare un nuovo modello energetico, più sicuro, più economico e anche più democratico. La risposta alla dittatura del petrolio e delle fonti fossili non è il nucleare, anche perché è noto che a livello globale il solo eolico produce più energia rispetto al nucleare. Sole, vento, acqua, geotermia, biomasse, assieme all'idrogeno, rappresentano una grande sfida per una prospettiva energetica nazionale di grande rilievo. La destra italiana e alcuni grandi gruppi economici tentano invece un'avventura senza prospettive proprio a vent'anni dallo storico referendum con cui gli italiani dettero un'indicazione chiara e lungimirante. Purtroppo a quella scelta – conclude - sono seguite politiche miopi, fortemente condizionate da interessi economici non sempre trasparenti, che hanno legato le sorti energetiche dell'Italia al carbone e al petrolio, non consentendo lo sviluppo di una filiera energetica pulita e rinnovabile. Tutte scelte che l'attuale governo pare intenzionato a incentivare e che non ci fanno immaginare nulla di buono”. Condividi