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Dobbiamo tenerci per mano. Discutere, ognuno facendo valere le proprie ragioni, ma discutere anche come si fa tra compagni, tra persone che hanno condiviso anni di militanza, riunioni, feste, volantinaggi, gioie e soprattutto, negli ultimi mesi, delusione e dolore indicibili. Siamo una comunità ferita, ma appunto, siamo una comunità. Una comunità che si appresta a vivere il congresso più difficile della sua storia; prendiamolo e prendiamoci sul serio. Un appello che vale prima di tutto per me stesso: sosterrò il documento che ha come primo firmatario Nichi Vendola, e lo farò appunto, tenendomi simbolicamente per mano con tutti quei compagni che ne sosterranno altri, predisponendomi all'ascolto e cercando di capirne fino in fondo le motovazioni. Occorre una discussione alta, magari accesa sui punti che ci vedono in disaccordo, ma senza "scorrettezze". Un esempio. Nel suo articolo a sostegno della mozione Ferrero, che condivido in larga parte, il compagno Claudio Torcolo esprime alcuni giudizi che immettono nella discussione elementi inquinanti, e che non giovano a quel dibattito serio di cui tutti abbiamo bisogno. Non si può liquidare la proposta costituente, proposta di grande coraggio politico, definendola come sommatoria di gruppi dirigenti. Nel documento che sostengo ci sono "parole scritte" che non lasciano spazio ad alcuna ambiguità: una modalità partecipativa aperta a tutti secondo il principio "una testa, un voto" è infatti quanto di più radicale si possa proporre, così come l'idea di assumere la nostra non-autosufficienza come bussola. Dal mio punto di vista il documento Ferrero non ha questa chiarezza, e tuttavia non mi sognerei mai di accusare i compagni che lo sostengono, di voler intraprendere operazioni verticistiche (chiedo scusa a Claudio per averlo citato, ma è solo per rendere più comprensibile il mio intervento). Discutiamo quindi, ma senza semplificare le opzioni degli altri: siamo tutti in ballo, e tutti vogliamo una sinistra grande, di popolo, e in grado di incidere nei processi reali. Questa sinistra del XXI secolo può nascere solo dal basso, altrimenti semplicemente non nascerà un bel niente. Abbiamo tanto in comune: l'analisi di una sconfitta non "solo" politico-elettorale ma di un progetto sociale e culturale, la critica alla forma partito e al verticismo ad essa legato, e soprattutto la consapevolezza della necessità storica di unire la sinistra. Come farlo? E' questa la vera domanda del congresso. Poniamocela con umiltà. Sono circa vent'anni che mi chiedo cosa significhi essere comunisti in questa società, barcamenandomi tra movimento reale... per lo più latinoamericano, culture critiche di resistenza, e un'analisi spietata delle pieghe della mia coscienza. Ora non ho dubbi, mi prenderò una pausa. Fino al 27 Luglio l'ascolto rispettoso di tutti i compagni sarà la mia unica declinazione di comunismo. Stefano Boccioli Si, mi voglio prendere proprio sul serio. Il VII congresso segnerà la natura del nostro partito, forse definirà il suo progetto politico, certo dovrà indicare concreti percorsi di autoriforma. Una riforma urgente è bandire il leaderismo, perché imporre un referendum sul nome del segretario al posto di un congresso è un grave errore. Il compagno Vendola si candida a segretario del partito, mentre contestualmente ricopre il ruolo di presidente della Regione Puglia(carica alla quale si è già ricandidato per il 2010!!), non di fronte al Comitato politico nazionale, ma davanti ai giornalisti in una conferenza stampa. Una modalità di candidatura sconcertante, prima del congresso e non dopo la definizione del percorso congressuale. Mi chiedo se il congresso debba definire la linea del partito o si riduca ad una discussione sulle capacità del compagno Vendola. E chi si dovrebbe votare quale Segretario se per tutto il percorso congressuale Vendola sarà l’unico candidato a tale carica? Sono d’accordo, prendiamoci sul serio! È evidente che la Costituente Comunista è un rifugio identitario senza politica, ricerca, innovazione, radicamento e non mi piace. Ma è altrettanto evidente che la Costituente della Sinistra non solo ci divide già nei fatti dal PDCI, ma frantuma anche Rifondazione Comunista, perché sono tante le compagne e i compagni che voglio continuare questa esperienza. Se vogliamo prenderci veramente sul serio, diciamocelo, la Costituente della Sinistra presuppone lo scioglimento del nostro partito in un nuovo soggetto politico. Una posizione legittima, chi la assume ha tutto il diritto ma anche il dovere di dirlo, di esplicitarlo, per un confronto congressuale all’insegna della chiarezza. Se qualcuno ritiene che il Congresso prossimo venturo debba essere la nostra Bolognina abbia il coraggio di affermarlo. Continuiamo ad essere seri però, sgombriamo il campo da toni smielati; personalmente nutro un grande sentimento di fratellanza con tutte le compagne ed i compagni, ma temo che, sotto la superficie buonista con cui si cerca di lastricare il percorso congressuale, si celino progetti non detti esplicitamente. Che cosa significa “una testa un voto”? Da come la intendo io questa affermazione sta a significare che chi partecipa alla “Costituente della Sinistra” non vale per il proprio peso nella società, per le sue decine di migliaia di iscritti, per i suoi 4500 circoli, per la sua storia, per i suoi congressi, per la ricerca teorica e le sue pratiche politiche, ma per il semplice fatto che è detentore di una sigla. Mi chiedo: ma è logico che il PRC in questa Costituente della Sinistra, valga quanto altre forze politiche o realtà associative che non hanno il benché minimo peso nella società? E ancora: una prospettiva che veda equiparato un partito nazionale quale è il nostro a circoli culturali di poche decine di iscritti e diretti dagli amici degli amici non contiene implicitamente l’ipotesi di scioglimento di Rifondazione Comunista,? Non significa azzerare il nostro Partito se nella definizione del gruppo dirigente del nuovo soggetto politico viene tagliato fuori ed il escluso il gruppo dirigente reale e diffuso di Rifondazione? Continuiamo tenacemente ad essere seri cercando anche di dirci la verità. Mi chiedo se il compagno Boccioli non ritenga che saremmo a discutere di altro se il compagno Vendola (unico candidato alla carica di Segretario, vale la pena di ricordarlo) avesse sostenuto l'ipotesi di un congresso a tesi che ci avrebbe consentito di circoscrivere la discussione interna su pochi punti e non dare la sensazione al corpo del Partito dell'esistenza di divergenze più profonde, amplificata dalla scelta di un congresso a mozioni. Prenderci sul serio vuol dire anche riconoscere che il nostro Partito non è autosufficiente, che ricostruire una sinistra larga, incisiva, efficace, rappresentativa, al passo con i tempi non significa rinchiudersi nelle nostre certezze ma aprirsi al confronto (e allo scontro) con gli altri soggetti della sinistra diffusa, partendo da noi stessi, con i nostri limiti ma anche con i nostri meriti. Però se l'aspirazione di prenderci sul serio è vera, perché non sostenere la mozione “Rifondazione in Movimento”, che ha come obiettivo il governo unitario del Partito indipendentemente dal risultato congressuale? Questo sarebbe veramente tenerci per mano al contrario di chi, come i compagni della mozione Vendola, sostiene la prospettiva del “chi vince governa e chi perde è opposizione”. Andrea Caprini Condividi