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Segretario Vinti. È passato un mese dalle elezioni. Avete riflettuto e discusso. Vi siete dati una spiegazione della catastrofe politica che ha travolto la sinistra arcobaleno e, in particolare, Rifondazione Comunista che il aprile aveva in Umbria quasi il per cento dei consensi e due giorni dopo poco più del tre per cento , da dividere con il Pdci e i Verdi? Solo colpa del voto utile al Pd? - Il voto utile è un elemento del disastro. Il progetto della Sa è stato costruito in modo verticistico, anche a causa della precipitazione della crisi di governo e della necessità di aggregare più forze per superare lo sbarramento. Quando metti insieme culture politiche non omogenee e dai la sensazione di essere un cartello elettorale, più che un progetto, può succedere quello che è successo. Il fatto che Bertinotti dicesse “faccio il candidato premier perchè me lo hanno chiesto, poi smetto” non ha certo aiutato. Nel Centrosinistra, nella logica per cui l’importante era non far vincere Berlusconi, il Pd ha dato la sensazione di poterci riuscire e per questo è stato premiato. Poi oggettivamente siamo dentro a un flusso di spostamento a destra del Paese e a noi manca un radicamento sociale e territoriale tale da resistere a questo flusso. Nel disastro la Sa retrocede, il Pd che poteva vincere lo scudetto è a dieci punti di distanza. Questo per dire che una riflessione critica devono farla tutti. Noi comunque non sfuggiamo alle nostre responsabilità. In Umbria la sinistra ha un radicamento storico, è nel governo regionale da anni. Non c’è una doppia sconfitta? -Non siamo sfuggiti neppure qui alla morsa che ha le cause che ho detto. In Umbria abbiamo sofferto, rispetto ad altre regioni d’Italia di un Pdl più forte, con una capacità di attrazione che ha interessato anche il nostro elettorato. Dopo il crollo qual’è lo stato d’animo della base? - Ci sono arrabbiatura, sgomento, senso di incredulità, il bisogno emotivo di addebitare ai gruppi dirigenti la responsabilità di quanto è successo. C’è anche la volontà positiva di reagire. Ma si può rinascere dalle ceneri? - Sì, facendo due cose. Le soggettività politiche non devono annientarsi, dissolversi, sono un patrimonio e questo vale in particolar modo per Rc. Poi però va preso atto che Rc non è autosufficiente, non è in grado da sola di dare risposte ai processi complessivi, alla modernità in corso, ai bisogni crescenti. E quindi dobbiamo pensare ad una politica che, nel mentre salva Rifondazione, costruisce una sinistra più larga. In che modo? - In Umbria vanno riproposte le case della sinistra. Luoghi di confronto, di ricomposizione e riaggregazione sociale, legati ai paesi, ai quartieri. Un pò come le vecchie case del popolo. Penso che la sinistra, in una società così, abbia un ruolo se la gente la vive immediatamente. E’ la lezione della Lega. -Io penso a quello è stato il movimento operaio. Non so se la Lega è una variante di quella storia. Ritengo che sia necessario un forte insediamento sociale. Lei era un grande fautore dell’unità della sinistra. Pentito? - No, affatto. L’unica prospettiva resta l’unità della sinistra, la Sa è stata una variante elettorale decisa da quattro o cinque persone. Ma ora il mio impegno è salvaguardare il patrimonio di Rc. Per questo sono contrario alla costituente dei comunisti, che sarebbe solo un rifugio identitario, sia alla costituente della sinistra perchè presuppone lo scioglimento di Rc. Io sono per rafforzare Rifondazione e rifare la sinistra. Tempi? - Intanto salviamo Rifondazione. Ma è chiaro che mentre si fa questo bisogna dare una mano a rifare la sinistra. Anche con falce e martello ? - Anche. Ma non sono i simboli a contare, bensì le politiche e la loro pratica. Il PD dice, in vista delle elezioni amministrative: nessuna alleanza precostituita, partiamo dai programmi. Lei che ne pensa? -Alle amministrative del 2009 in Umbria saremo in un passaggio epocale. Si rifarà tutta la classe dirigente. Il Pd è molto attratto da questa occasione storica, pensa di fare bingo. Ma io credo che il bingo non riuscirà. Come avvertono i pessimi risultati di Todi e Bettona. Il Pd è attratto da una idea di autosufficienza molto rischiosa per le alleanze. Vuol fare le primarie. E perchè no? - Nel momento in cui il Pd farà le primarie finirà ogni possibilità di costruire un sistema di alleanze serio. Non è giusto che il Pd scelga i candidati? -E noi sceglieremo i nostri. Vi potreste ritrovare in un programma... -E chi torna indietro, chi ritira il candidato che la gente ha scelto? Non è che i partiti della sinistra stanno lì ad aspettare in modo acritico ciò che il Pd decide. L’autosufficienza sfascia ogni sistema di alleanze. Ovviamente l’Unione come l’abbiamo conosciuta è finita. La domanda al Pd è: Ha interesse a ricostruire un’altra coalizione o no? Lo dica. Oppure pensa che c’è il Pd che propone candidature e gli altri soggetti politici che aderiscono? Se è così, noi non ci stiamo. L’alternativa? - Costruire un tavolo di coalizione e capire lì se esiste una lettura condivisa dell’Umbria, dove siamo arrivati, cosa vogliamo fare. Dal tavolo ripartire decidendo un modo per scegliere candidature che siano della coalizione. Sempre che la coalizione interessi al Pd. In caso contrario, se ne assume la responsabilità. Già in 30 città umbre sono sotto al Pdl, se poi questo nel 2009 si allea con l’Udc, come io credo, e con la Destra, rischia di non esserci partita. Il tragico schema di Veltroni ha riconsegnato il Paese a Berlusconi e alla destra per altri venti anni. Se vogliono riprodurlo in Umbria, si accomodino. Eppure a livello nazionale c’è ora l’impero del dialogo... Io propongo la costituzione di un coordinamento nazionale della sinistra per la costruzione dell’opposizione sociale e politica al governo Berlusconi. Penso che sia necessario farlo anche in Umbria con forze politiche, sociali, sindacali e culturali. Ora non c’è traccia. La Presidente Lorenzetti chiede un’accelerazione delle riforme, voi siete pronti? _ Anche io sono per accelerare, ma mi domando perchè le riforme non arrivano? Si dia una risposta, Lei fa parte della maggioranza. - Va chiesto alla giunta,non al consiglio, dove sto io. Ce lo deve dire la Presidente perchè le riforme non si fanno. Alla giunta bisogna chiedere: dove sta il problema? Nella riforma di Sviluppumbria? Ma delle agenzie abbiamo parlato quattro mesi fa ed eravamo tutti d’accordo. Allora? Ci sono tante riforma da fare. Ad esempio qualcuno mi deve spiegare perchè i lavoratori umbri guadagnano il 10 per cento in meno degli altri lavoratori del centro nord. E’ un problema per le famiglie, le imprese, la capacità di consumo, la produzione. Ce ne vogliamo occupare? Come delle visite odontoiatriche, dei trasporti, dei libri di testo, delle badanti. In Umbria deve cambiare il ciclo delle priorità economiche e sociali, passare ad esempio dal mattone alle politiche industriali e alle imprese di qualità, compatibili con l’ambiente e con alta capacità di innovazione. O facciamo questo o saremo a rimorchio. La questione salariale sul tavolo della concertazione... - Va posta subito. Ogni tanto i sindacati annunciano scioperi per la riforma istituzionale. Ma perchè non fanno i sindacalisti e si occupano dei salari? Io sono pronto a fare le riforme. Sono, ad esempio, per eliminare le due aziende ospedaliere. Si risparmierebbero 30 milioni di euro, a detta dell’assessore Rosi. Pronto ad eliminare anche i campi Rom? - Se a Ponte San Giovanni c’è una comunità che subisce le conseguenze negative del campo Rom, credo che il problema vada affrontato alla radice. Non pensa che ci sia una strumentalizzazione politica del tema della sicurezza per alimentare la paura della gente? - C’è, ma poggia su un senso di precarietà e di insicurezza sociale. Sta a noi. Alla nostra capacità di fare riforme strutturali sul piano sociale, abbassare questo senso di precarietà. Se si agisse su questo, il tema della sicurezza avrebbe un altro impatto. Detto questo, la politica non può far finta, come è accaduto per anni a Perugia, che il problema non esiste. Il problema esiste ed è grosso. Va affrontato con misure straordinarie di intervento sociale, con un’azione di contrasto della delinquenza molto più forte di quanto fatto fino ad ora, e con il ripristino dell’idea di legalità. C’è un’altra rifondazione per Rifondazione Comunista? - Sì, c’è. Rc per come l’abbiamo conosciuta va corretta. Ci sarà il congresso. Io l’avrei preferito a tesi, piuttosto che con le cinque mozioni presentate. Avrebbe dato più unità. Comunque vada, deve essere costruito un governo unitario del partito. Che fine farà il gruppo dirigente umbro? -E’ giusto un cambiamento. Per quanto mi riguarda quanto annunciai un anno fa resta valido. Lei annunciò in una intervista al nostro giornale che avrebbe smesso di fare il segretario. - Confermo. Condividi