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di Andrea Boccalini TERNI - A Terni le PM 10 continuano a funestare l’aria che si respira nella Conca. La maglia nera, non solo provinciale ma anche regionale, spetta ancora una volta alla località le Grazie dove la concentrazione, stando ai rilevamenti dell’arpa del 6 dicembre, nelle 24 ore precedenti aveva raggiunto una media di 92 microgrammi per metro cubo d’aria, il doppio della soglia individuata per la salvaguardia della salute. Ma non va meglio in altre zone a rischio polveri sottili: A Verga, ad esempio, la concentrazione è stata misurata in 56 microgrammi, a Borgorivo in 54. Risultati gravi e che non rappresentano un una tantum, cosa che sarebbe comunque poco edificante, perché, infatti, la media annua delle tre aree ternane, sebbene sia al di sotto del limite dei 40 microgrammi, che è da allarme rosso, lo sfiora attestandosi a 34 microgrammi per metro cubo d’aria. Un dato pessimo che riguarda anche l’area di Narni Scalo, un’affezionata del rettangolino arancione che indica, nelle tabella dell’agenzia provinciale per l’ambiente, un livello appena inferiore alla soglia di gravità. Tutte zone che risentono sì del traffico, ma anche delle emissioni degli insediamenti industriali presenti nella Conca, i cui veleni, trasportati dalle correnti,vanno ad incidere soprattutto nelle aree non proprio a loro ridosso. Non ultimo nella scala dei siti che mettono paura, figura l’inceneritore di Maratta, nonostante i dati “confortanti” snocciolati dal presidente dell’ASM Porrazzini al tavolo dell’agenda 21 convocato a Terni il 27 novembre scorso. Anche qui la concentrazione di PM 10 e di diossina che ne fuoriesce non è trascurabile ed a preoccupare è soprattutto la concentrazione delle polveri PM 2/3 e PM 2/1 prodotte dal processo di incenerimento. Sebbene se ne parli sempre poco a questi tavoli, si tratta delle principali cause dell’insorgenza delle malattie polmonari, ben più delle note PM 10/5 che colpiscono soprattutto naso e faringe. Le micropolveri PM 2/3, invece sono in grado di penetrare nei bronchi, mentre quelle ancora più fini, la 2/1, arrivano addirittura negli alveoli polmonari. A ciò si aggiunga il fatto che, potendo agire per un raggio ancora superiore delle PM 10, e in maniera ancora più devastante nelle aree non a ridosso degli impianti che le producono, allora il quadro della situazione si fa tale da assumere una dimensione potenzialmente allarmante. Sebbene queste sostanze, che difficilmente possano essere bloccate dai filtri delle ciminiere, non siano classificate fra le più letali, restano comunque fra le principali cause delle malattie respiratorie che, stando alla casistica, sono quelle che nella Conca terzana fanno registrare i picchi più alti. La loro presenza va quindi tenuta in attenta considerazione e quanto meno ci si deve porre il dubbio riguardo al danno che arrecano alla popolazione. Esigenza che nei tavoli preposti viene però sistematicamente omessa. Il motivo è che fa a tutti comodo parlare solamente di PM 10 ed anche l’incapacità dei sistemi di monitoraggio di rilevare la presenza delle polveri più sottili gioca un ruolo non secondario al riguardo. Basti pensare che l’eccellenza di alcune città, a dire il vero assai poche, è ponderata sulla capacità che in esse si ha di misurare fino al livello delle PM 5. Condividi