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di Luca Spaccini Dopo il terremoto elettorale continuano le scosse di assestamento nell’area Pd, e per Veltroni non sono meno preoccupanti del sisma vero e proprio. L’ex sindaco capitolino deve fare ora i conti con i malumori dello “sceriffo” Di Pietro, escluso da tutto, fino ad ora, e con una vecchia volpe della politica come Massimo D’Alema che non lesina critiche al progetto veltroniano né al defunto governo Prodi. L’ex vicepremier accusa Prodi e C. di essere rimasti vittima di “Un riformismo tecnocratico che è apparso lontano dalla realtà del Paese”, in sostanza di aver privilegiato il riassetto dei conti pubblici rispetto alle soluzioni concrete che gli Italiani chiedevano. Praticamente ciò che si è verificato anche quando, in uno degli ultimi consigli dei ministri, Ferrero e gli altri ministri della Sinistra chiesero la ridistribuzione del cosiddetto tesoretto per pensioni e salari più bassi e fu risposto loro da Padoa Schioppa che questa somma serviva per ridurre il debito pubblico, in contrasto con un capitolo della finanziaria da lui stesso firmata. La posizione di D’Alema richiama molto da vicino le istanze della Sinistra, che ha sempre imputato al passato governo la sua distanza dal Paese reale e che ha pagato con la sconfitta elettorale le difficoltà di manovra e incisività dei suoi pochi ministri. Condividi