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Il Codacons, che nei giorni scorsi aveva annunciato la presentazione di esposti a 104 procure, intende costituirsi parte civile nel procedimento aperto nella capitale e vuole chiedere, per i contribuenti interessati dal caso un megarisarcimento di 20 miliardi di euro, 520 per ciascuno di essi. Con un'istanza già presentata alla polizia postale si "chiede anche il sequestro degli elenchi da chiunque detenuti, anche attraverso l'oscuramento dei siti che ancora lo offrono in visione gratuita o a pagamento". Il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi, ha dichiarato che "il Consiglio di Stato, con numerose pronunce, ha definito esattamente ciò che è lecito e ciò che non lo è nella diffusione di denunce dei redditi". "Laddove - ha aggiunto - si tratti di redditi di soggetti che in vario modo sono alimentati da danaro pubblico o comunque destinati a finalità pubbliche è sicuramente ammissibile l'accesso alla denuncia dei redditi e la sua pubblicazione. "E invece sicuramente da escludersi - ha aggiunto - la possibilità di pubblicare tutte le denunce dei redditi su internet in modo generalizzato, e ciò innanzitutto perché tale pubblicazione non garantisce più né sui soggetti che ne vengono in possesso, né sul rispetto dei limiti temporali della pubblicità degli atti". Intervistato oggi da Lucia Annunziata, Massimo D'Alema ha detto di non ritenere inopportuno "nascondere il proprio reddito, negli Stati Uniti viene ostentato". "Noto poi - ha aggiunto - che alcuni di certi moralisti che scrivono sui giornali sulla 'casta', guadagnano dieci volte i politici. Sono anche loro una casta". Con l'inizio dell'esame della documentazione del Fisco entrerà domani nel vivo l'inchiesta della procura di Roma sul caso dei redditi degli italiani per l'anno 2005 finiti on line. Mentre il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ritiene che la vicenda non costituisca "una violazione così paurosa" ed il Codacons annuncia la richiesta di risarcimento di 20 miliardi di euro da distribuirsi tra i 38 milioni di contribuenti italiani, il procuratore aggiunto Franco Ionta, titolare del fascicolo aperto ieri per l'ipotesi di reato di violazione della privacy, si appresta a studiare il carteggio dell'Agenzia delle Entrate che ha chiesto di acquisire tramite la polizia Postale. Si tratta di documenti, quelli nei quali dovrebbero essere indicati disposizioni e modalità della messa in rete dei dati, ritenuti indispensabili per definire ruoli e responsabilità dell'iniziativa. Esaurita questa fase il magistrato provvederà a convocare dirigenti e funzionari del fisco per sentire la loro versione e, quasi certamente, anche il vice ministro dell'Economia Vincenzo Visco. La posizione di quest'ultimo, che all'indomani della divulgazione dei dati parlò di decisione adottata in base alle norme in vigore, sarà subordinata all'eventuale configurazione di responsabilità nella vicenda. Stesso discorso vale per Massimo Romano, direttore dell'Agenzia delle Entrate. Condividi