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di M. Bartocci - Il Manifesto Cancellata dal Parlamento. I suoi elettori accusati di ogni “nefandezza”-dalla caduta del governo Prodi al trionfo della Lega alla vittoria di Alemanno - Rifondazione Comunista si prepara al prossimo congresso divisa come non mai sul che fare da grande (o piccola). Sgombrato il campo dalle voci di un rinvio, pare ormai certo che le assise si terranno a luglio come previsto (forse dal 17 al 20). Ma dopo la batosta elettorale e le dimissioni di Franco Giordano, la discussione della varie “anime” del partito appare sempre più stretta tra l'esigenza di unità espressa dai militanti delusi e la necessaria chiarezza sul da farsi dopo il “ribaltone” Ferrero-Grassi all'ultimo comitato politico nazionale. Le varie componenti del Prc si sono misurate ieri nella commissione politica che sta preparando il congresso. E per la prima volta hanno provato a siglare una tregua se non di merito nel metodo, affidando a un gruppo più ristretto il compito di verificare se ci sono le condizioni per fare un congresso unitario a tesi emendabili (come vorrebbe l'ex ministro Ferrero) oppure la classica conta tra mozioni contrapposte. Gli “ sherpa” insomma faranno un elenco di cose su cui si è d'accordo oppure no per limitare le variabili sul tavolo. Anche per questo, il cpn previsto per sabato, che di fatto avrebbe dovuto aprire la stagione congressuale, è stato rinviato alla settimana successiva (10-11 maggio). Di sicuro hanno già annunciato una loro mozione le due minoranze (l'Ernesto, che chiede il rilancio del partito e dell'identità comunista, e il gruppo trotzkista, Falce e Martello, che chiede di ricostruire il Prc dall'opposizione). A quanto risulta, l'ex segretario Giordano alla riunione di ieri non si è visto. E forse ha approfittato della giornata per incontrare il quasi candidato alla segreteria Nichi Vendola, di passaggio a Roma proprio per seguirne i lavori. In questi giorni pre-congressuali, tutti i contendenti insistono sulla carta dell'unità. Nella riunione di ieri toni dialoganti sono arrivati da giovani segretari regionali come Peppe De Cristofaro (Campania) o Nicola Fratoianni (Puglia). Cioè da coloro che fino a poco fa erano i più convinti sul “nuovo soggetto della Sinistra”. Aperture subito interpretate da Ferrero come il no a “spaccature artificiose nel partito”. “Su 15 tesi 14 possono essere comuni a tutti”, ribadisce Giovanni Russo spena. Molto più decisi su un congresso a mozioni contrapposte, invece, bertinottiani di lungo corso come, tra gli altri, Roberto Musacchio, Alfonso Gianni o Graziella Mascia. Il punto vero di scontro è ormai definito. Ferrero e Grassi propongono una federazione “unitaria e plurale” che non prescinda ma anzi rafforzi il Prc. Mentre il resto della maggioranza bertinottiana insiste su un “nuovo soggetto della sinistra” che scantoni dai partiti esistenti e parta dal basso in modo aperto, “una testa un voto”. A ridosso di un congresso la tattica si spreca (voler rompere mentre la sinistra è in crisi e scomparsa dal parlamento rischia di essere incomprensibile) ma è comune a tutti la consapevolezza che “chiunque vinca, un partito come questo non si governa col 51%”. Dunque pare siglato, almeno per ora, l'impegno a una gestione collegiale chiunque prevarrà all'assise di luglio. La verità è che forme a parte, una resa dei conti è imminente. “Il congresso a tesi non lo vogliamo e non si farà, a meno che non ce lo impongano – dicono ai piani alti di via del Policlinico – l'unità è importante ma la chiarezza politica lo è ancora di più”. E dunque a luglio sarà battaglia. Dietro le quinte, in caso di sconfitta da parte dei “comunisti”, i bertinottiani non smentiscono nemmeno la minaccia di scissione per fare l'unità a sinistra con chi ci sta. Per Ferrero ormai è tardi. “Quali sarebbero i nostri interlocutori? - si chiede Russo Spena - il PdCI prepara la costituente comunista. I Verdi si avviano a un congresso difficile che punta a rafforzare l'identità ecologista per le europee. E Sd appare divisa in tre; c'è chi aspetta la nostra discussione, chi guarda ai socialisti e chi punta a fare la sinistra nel Pd dopo la crisi del veltronismo”. A complicare il quadro anche le prossime scadenze elettorali. Tra poche settimane si vota alle provinciali in Sicilia e nessuno ha ancora deciso se alla fine nell'isola rispunterà il simbolo arcobaleno o la falce e martello del Prc Condividi