di Daniele Bovi
La maggior parte delle quasi cinquemila persone assiepate ieri sera all'Arena Santa Giuliana erano arrivate per ascoltare il leader dei Dire Straits. Sul palco però per quasi due ore di concerto c'è stato semplicemente Mark Knopfler, raffinato signore di sessant'anni che seduto sul suo sgabello ha fatto quello che gli riesce meglio in questa seconda parte di vita: raccontare storie. A parte il revival infatti, sempre scintillante ma inevitabilmente logorato dagli anni (“Romeo and Juliette”, “Sultans of Swing”, “Telegraph Road”, “So Far Away” e via di questo passo a bruciacchiarsi le mani con l'accendino e stringendo quella che una volta era la fidanzata, ora moglie), la parte più interessate, perché inedita, è stata quella relativa ai brani dell'ultimo album, “Get Lucky”. L'uomo che chiuse la ditta Dire Straits dopo un tour da 250 date in cui si ritrovava a mangiare tutti i giorni con degli sconosciuti è cambiato. Disse che voleva solo tornare a casa, stare con i figli e fare quel che gli riesce meglio. Ossia scrivere canzoni. Il Sultano insomma s'è trasformato in un cantastorie come quella di “Piper To The End”, “Get Lucky” o “Before Gas & Tv”, le cui strofe raccontano benissimo la filosofia che sta alla base di un album di storie come Get Lucky: “Prima di gas e TV / Prima che la gente avesse automobili/ Allora ci sedevamo attorno ai fuochi/ Passandoci una bottiglia di vino/ E le storie della strada/ Per un tempo immemorabile”. Canzoni dipinte con colori purissimamente folk e blues che rappresentano una cesura netta rispetto al repertorio più classico degli anni ruggenti. Lo stacco, ieri sera, si avvertiva netto. Forse chi, come chi scrive, non è mai stato fan dei Dire Straits (eccessivamente “caramellosi” nel suono) apprezzerà moltissimo questo elegante cantautore con la nuova voce da crooner e tanta voglia di raccontare storie. Lunga vita.
La serata, anzi la nottata, è stata completata da uno dei concerti del ciclo dedicato al leggendario (termine abusato ma stavolta non scelto a caso) Django Reinhardt. Concerti, va detto, che sono una vera e propria perla impreziosita dall'intima location dell'Oratorio di Santa Cecilia. Sul palco il nipote del chitarrista gitano, David, accompagnato dalla seconda chitarra di Richard Manetti e dal contrabbasso di Eche Puig. Una grande ora di musica chiusa da “Minor Swing”, tra i brani più celebri del chitarrista gitano. Repliche da non perdere. Stasera invece sul palco dell'Arena l'appuntamento con i Manhattan Transfer che porteranno in scena un omaggio a Chick Corea. Il pianista che sarà protagonista domani sera prima di un finale di festival di altissimo livello con Pat Metheny, Sonny Rollins, Herbie Hancock, Enrico Rava e il trio di Ron Carter.
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