PERUGIA - Nel cartellone di Umbria Jazz c'e' un ciclo di concerti dedicato alla memoria di Django Reinhardt, di cui si celebra quest'anno il centenario della nascita. Il leggendario principe gitano della chitarra nacque infatti nel 1910, e resta probabilmente il piu' geniale e originale contributo che la vecchia Europa ha offerto alla musica del nuovo mondo.
A Perugia, tra i chitarristi gypsy che cercano di tener viva quella eredita' c' e' anche un discendente in linea retta, perche' David Reinhardt e' nipote di Django e figlio di Babik, anche lui chitarrista. In questo caso, il dna conta.
David, di scena questo pomeriggio, con replica domani, guida un trio con una seconda chitarra, Richard Manetti, ed un contrabbasso, Joan Eche-Puig. E' una formula essenziale e classica che concede grande liberta' al solista e lo sostiene con una pulsione ritmica semplice ma solida. La musica e' ormai cristallizzata in un cliche' che non consente tante divagazioni, pero' conserva un suo indubbio fascino perche' affascinante e' questa cultura nomade ma ben radicata lungo tutto l'asse trasversale che attraversa la mitteleuropa dai Balcani alla Spagna.
David suona la musica inventata dal nonno come se fosse, appunto, uno di famiglia, e del resto aveva sei anni quando si esibiva gia' con suo padre Babik. C'era anche lui quando a Babik fu assegnato il Django d'Or, il premio piu' ambito dagli epigoni di Reinhardt. Il ciclo continuera' con il violinista francese Florin Niculescu, e gli altri chiatarristi Christian Escoude' e Bireli Lagrene, per terminare con il trio dei cugini Rosenberg, forse oggi i principali rappresentanti del genere.
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