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Prosegue la rassegna SLOWCINEMA nella splendida cornice dell’arena cinematografica estiva ArenAria. Inprogrammazione giovedì 8 luglio “Berlinguer ti voglio bene”, il capolavoro di Giuseppe Bertolucci e Roberto Benigni. Il film che fu girato in soli 28 giorni nel maggio-giugno 1977 a Prato, nelle frazioni di Vergaio (paese d'infanzia di Benigni), Galciana, Mezzana, Iolo e alcune scene nella provincia di Firenze, come quelle del circolo di San Piero a Ponti uscì nelle sale il 6 ottobre 1977, ma fu un clamoroso insuccesso, soprattutto perché la censura impedì la diffusione del film in molte sale, essendo vietato ai minori di 18 anni. Viene considerato l’ARANCIA MECCANICA becera nostrana e come nel film di Kubrick, l’oscenità non è gratuita ma sintomo di una condizione di malessere, espressione viva di un sottoproletariato contadino/provinciale desideroso di un riscatto sociale, messo alle corde e abbandonato dal cinema dopo i capolavori di Pasolini (padre putativo della pellicola). Il fratello minore di Bernardo e il comico toscano Benigni esordiscono qui come un feroce ciclone nella stantia produzione italiana e l’alchimia è memorabile: irrefrenabile, volgarissimo, sconclusionato Benigni; più lirico, portato a dare senso Bertolucci, abile nell’incanalare questa forza della natura senza erigere argini troppo alti, lasciandola libera di esprimere la sua geniale trivialità. A Bertolucci si deve il merito di aver valorizzato per primo quella che diventerà una gloria nazionale (più edulcorata): per lui scrisse, nel 1975, il monologo "Cioni Mario fu Gaspare di Giulia" con il personaggio che approdò in Tv ("Onda Libera", 1976) e qui al cinema. Un opera strabiliante che solo dopo anni, grazie anche alla notorietà guadagnata sul campo da Roberto Benigni, diventerà film culto per molte generazioni di cinefili e “politici” che di quel epoca ritroveranno sul grande schermo la spontaneità e la lucidità della provincia italiana. Un opera dimenticata e derubricata dai palinsesti televisivi che oggi torna a rivivere grazie all’impegno del Cinema Zenith e dell’Arenaria, che con quest’ennesima provocazione-programmazione perseguono nel tentativo di restituire al Cinema il ruolo di aggregatore sociale ed approfondimento culturale per la comprensione del nostro tempo e della nostra storia. Condividi