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di Isabella Rossi La mozione del Pd, presentata il 17 marzo dai consiglieri Mariucci, Serlupini, Moretti e Cristofano, che chiedeva l’apertura dei Consultori alle “Associazioni di Volontariato” anche di matrice religiosa, è passata ieri al Consiglio Comunale di Perugia. I Consultori perugini, dunque, potrebbero dover concedere spazio a quelle associazioni che hanno come obbiettivo quello di “consigliare” le donne che decidono di ricorrere all’ interruzione volontaria di gravidanza. Contro i gravi rischi di questa “partecipazione esterna” avevano messo in guardia i consiglieri comunali Manfroni e Monaco durante una precedente seduta del Consiglio, rinviata poi per mancanza di numero legale. “E’ preoccupante che all’interno del Consultorio ci siano associazioni di volontariato ‘Pro Vita’ che hanno il compito di fare ‘ragionare’ la donna. E soprattutto in piccoli centri il rischio che questi interventi sfocino in una violazione della privacy è molto alto”, aveva commentato Monaco aggiungendo: “E’ impensabile che in queste strutture intervengano dei censori, anche se in buona fede.” Oltre alla evidente pressione psicologica che potrebbe essere esercitata sulla donna, che in un momento così delicato potrebbe sentirsi giudicata, colpevolizzata o addirittura vedere la sua privacy a rischio, c’è un fatto evidente che va segnalato. La laicità delle Istituzioni, in questo modo, sembra non poter essere più garantita. E uno Stato che non possa assicurare ai suoi cittadini che questo requisito venga prima di qualsiasi pressione politica e religiosa è uno Stato che vacilla nelle sue fondamenta democratiche. Condividi