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Di Loredana Fraleone Ci saranno i soliti commenti sulla difficoltà e la bontà, o meno, delle tracce somministrate ai candidati dell'esame di maturità 2009/2010. Commenti prevalentemente su media che privilegiano questo momento della vita scolastica, a scapito di quella quotidiana, sempre meno ordinaria, e che vede un progressivo aumento di complicazioni ed avversità tutt'altro che naturali. Niente che non ci si potesse attendere, nelle tracce della prova d'Italiano, come sempre costruite "a più mani", con testi di rilievo - come la citazione dell'articolo tre della Costituzione tra i titoli per un saggio breve o la bella pagina di Primo Levi sulla scelta delle letture, da interpretare e commentare - e, al contrario, proposte un po' banali, come la traccia: "Siamo soli?", in riferimento alla possibilità di vita in altri luoghi dell'universo. Il tema storico, quello da sempre in omaggio ai governi in carica, non ha fatto eccezione, con un argomento, quello delle Foibe, ancora molto dibattuto dalla critica storica, comunque di grande complessità, impossibile da scegliere anche per i più alfabetizzati in Storia, ma sicuramente gradito dalla maggioranza di governo e forse anche da buona parte della minoranza. Singolare la contiguità tra due tracce per il saggio breve o articolo di giornale sulla felicità e sul piacere, parole che oggi risuonano un po' fuori luogo, una rimozione dell'insicurezza e le preoccupazioni dilaganti? Infine un tema di ordine generale sulla funzione della musica nella società contemporanea: una provocazione o una beffa, visto che dai "nuovi" indirizzi della scuola superiore l'educazione musicale sparisce senza colpo ferire? Stranezze di un ministero che, nonostante Gelmini e Berlusconi, forse vuole apparire ancora connotato dal senso dello Stato. Ben poco invece troveremo nei commenti dei media sul clima in cui si sta svolgendo l'esame di Stato del 2010. Nelle commissioni e nei corridoi se ne sentono di tutti i colori su Gelmini e soprattutto sul governo, se la situazione non fosse così drammatica, sarebbe persino una goduria, per gente come noi. Si avverte tanta rabbia da parte degli insegnanti più anziani, molti dei quali in fuga verso la pensione; tanta preoccupazione da parte dei più giovani. Per molti, troppi di loro, dopo gli esami di luglio, non è dato sapere come e quando si potrebbe verificare un rientro a scuola. Colpiscono la lucidità e la pertinenza delle critiche alla devastazione della scuola della Repubblica, non si spiega perciò la scarsa mobilitazione degli insegnanti della superiore anche nell'anno in cui è stata presa direttamente di mira. Certo lo sconforto è grande, ma se la rabbia, ingigantita in questi giorni dalla punitiva manovra anticrisi del governo, troverà a settembre la giusta canalizzazione, potrebbe esplodere e produrre reazioni a catena, che persino questo governo potrebbe temere. Noi non ci limitiamo ad auspicarla, anzi lavoriamo e lavoreremo per questo, sapendo che le mobilitazioni avranno tanto più fiato quanto più vi sarà una tenuta culturale; se nonostante riduzioni di orario, di materie e d'indirizzi, la scuola della Repubblica riuscirà a "tenere" nella formazione di menti critiche, a diffondere sapere ed intelligenza, si continuerà ad alimentare qualche antidoto alla barbarie. Ai giovani è sempre più difficile proporre punti di vista in controtendenza e forse anche questo spiega l'incremento delle bocciature e delle non ammissioni agli esami dell'anno scolastico appena concluso. La crisi potrebbe costringerne molti ad un maggiore rapporto con la realtà, quella da cui i media, non solo berlusconiani, tentano costantemente di farli evadere. Da liberazione.it Condividi