pecoraro.jpg
ROMA - Chiede di essere messo a conoscenza delle indagini che lo riguardano e di essere sentito dai magistrati “al più presto” il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, coinvolto - insieme al fratello, il senatore dei Verdi Marco Pecoraro, e a un numero imprecisato di altre persone - nell'inchiesta del pm di Potenza Henry John Woodcock su presunti “favori” ottenuti da imprenditori del settore del turismo e dello smaltimento dei rifiuti in cambio di appalti. Un'inchiesta che è stata condotta per mesi all'insaputa degli indagati, o comunque senza svelare loro alcun atto, e che anche oggi è al centro di indiscrezioni. Sembra in particolare che Woodcock - ma non c'è alcuna conferma ufficiale - nel corso delle indagini abbia chiesto provvedimenti cautelari: molto probabilmente sequestri di immobili, ma forse anche arresti. La richiesta non avrebbe avuto però il visto, obbligatorio dopo la riforma dell'ordinamento giudiziario, da parte del procuratore di Potenza Giancarlo Grippo. Non è ancora chiaro che tipo di misure siano state chieste dal pm e non vistate dal procuratore, ne' nei confronti di quanti e quali degli indagati, ma secondo alcune indiscrezioni, potrebbe trattarsi almeno di sequestri cautelari di beni immobili. Il diniego del visto avrebbe quindi impedito che la richiesta di provvedimento giungesse al Gip. Sarebbe stato invece lo stesso Grippo, viste le carte sottopostegli da Woodcock a decidere per la trasmissione degli atti a Roma poiché la procura potentina non è competente. E a piazzale Clodio, sede della procura della capitale (che ha aperto un fascicolo sulla fuga di notizie relative alle indagini svolte da Potenza), sono in via di iscrizione nel registro degli indagati i nomi del ministro e di tutte le altre persone coinvolte. Si tratta di un atto dovuto - viene precisato - in presenza di un fascicolo processuale trasmesso, per competenza territoriale, da un'altra autorità giudiziaria. Condividi