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SPOLETO - Sono una decina le imprese per le quali è stata applicata la procedura concertata di gestione della crisi aziendale. In gioco c’erano un migliaio di addetti ed un fatturato di circa 320 milioni di euro. La maggior parte degli interventi messi in atto dalle agenzie regionali “Sviluppumbria” e “Gepafin” ha dato esito positivo. A questi si aggiungono un'altra decina di interventi con le procedure ordinarie, per un fatturato di circa 130 milioni di euro e 550 unità lavorative. Queste cifre, rese note nel corso del convegno organizzato a Spoleto per promuovere un confronto con organizzazioni imprenditoriali e sindacali, ricercatori, amministratori sulla validità della strategia applicata ai fini di una gestione concertata per superare le crisi aziendali cosiddette “reversibili”. Strategia che anche alla luce di questi dati, che sono stati comunicati dal presidente di “Gepafin”, Giacomo Porrazzini, sostanziano la scelta annunciata dall’assessore allo sviluppo economico della Regione, Mario Giovanetti, di volerla confermare. Giovanetti ha però aggiunto che vanno risolti alcuni nodi ed in particolare va potenziata la procedura di allerta, ancora non definita a livello nazionale, con politiche adeguate e tempi certi per il risanamento aziendale. Crisi non significa fallimento – ha proseguito l'assessore - e può anzi essere occasione per un riposizionamento dell'impresa o del comparto. I nostri interventi – ha aggiunto – non si rivolgono a imprese già dichiarate morte dal mercato per scelte sbagliate, perdita di mercati, obsolescenza degli impianti e l'esperienza umbra ha mostrato fin qui punti di forza, quali l'innovativo protocollo d'intesa tra Regione e banche per intervenire in modo concertato e tempestivo nelle situazioni di crisi d'impresa. Fra gli strumenti a disposizione, Giovanetti ha ricordato la “cabina di regia” attivata con organizzazioni imprenditoriali e sindacali, che deve essere “rivatilizzata” anche ai fini del monitoraggio dello stato delle imprese e della predisposizione condivisa degli interventi. Per il direttore generale di “Sviluppumbria” Vinicio Bottacchiari, è invece indispensabile un intervento di “sistema” che tenga conto della “crisi del modello umbro” derivante dal sottidimensionamento e dalla sottocapitalizzazione delle sue imprese, dai ritardi nell'innovazione tecnologica e nel ricambio generazionale. “Va costruito un modello umbro condiviso per la gestione delle crisi aziendali – ha detto - che non sia tipo 'pompieristico' e che consenta di gestire gli esiti della crisi, non disperdendone il patrimonio fin qui costruito”. Mentre il presidente di Gepafin, Porrazzini, ha richiamato il quadro normativo nazionale “oggi più preciso” e la disponibilità di risorse nazionali per 85 milioni di euro nel triennio 2007/2009 stanziate dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica”) con un fondo nazionale gestito da “Sviluppo Italia” per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese. Fondo nazionale e normative che rispettano gli orientamenti comunitari, volti a impedire che si possano configurare come 'aiuti di Stato'. “Dobbiamo sviluppare progettazione e innovazione di prodotto e nello stesso tempo impedire che ragioni finanziarie, incapacità manageriali e processi trasformativi conducano le imprese alla crisi”, ha poi sostenuto a conclusione del convegno il sottosegretario allo Sviluppo economico Alfonso Gianni, soffermandosi sulle finalità del disegno di legge “Industria 2015” e sui punti cardine delle politiche economiche del Governo. “A livello internazionale e nazionale – ha aggiunto – siamo di fronte a un periodo di instabilità e di incertezza finanziaria nel quale è facile il moltiplicarsi di crisi aziendali, pur in presenza di una rinascita del tessuto delle piccole e medie imprese derivante dal superamento del modello dei ‘distretti industriali’ e dal diffondersi di un sistema di ‘filiera’. Con ‘Industria 2015’, è stata individuata quale prioritaria la costruzione di una unità di crisi centralizzata, con un sistema di ‘monitor’ sul territorio rappresentato da Regioni, Camere di Commercio, Province, associazioni di categoria e con tutti i soggetti chiamati a creare una convergenza di interessi”. Condividi