PERUGIA - “A venticinque anni dalla sua apertura, lo spazio del Cerp non finisce di stupirci per le infinite possibilità espositive e per le performance che è in grado di ospitare”. Sono le parole del Presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi in occasione della inaugurazione in anteprima presso il Cerp della Rocca Paolina delle mostre “The rights of children”, “Storie d’oro e di fango”, “Luna da prima pagina”, “Volti, colori e memoria”, le quattro mostre del Festival Internazionale del Giornalismo 2010.
“Nei programmi del “Festival del Giornalismo” – afferma Marco Vinicio Guasticchi - esso figura come “Sala Cerp”. L'imprecisione – qui, infatti, siamo dentro un buon numero di “Sale” anziché in una “Sala” - si riscatta immediatamente perché, usando il singolare, chi ha redatto il programma ha implicitamente posto l'accento sulla profonda unità che lega questi spazi, sul fatto che il Cerp è un unico luogo e un luogo unico. Luogo unico vuol dire che non esistono altri spazi, un'altra grande “Sala”, con le stesse caratteristiche di questo luogo. Lo spazio, come sappiamo, è ricavato nei sotterranei di quella che fu la Rocca Paolina. Qui siamo in cima alle case atterrate dei Baglioni e, contemporaneamente, nei corridoi e negli spazi militari che conservavano le difese di Paolo III Farnese. Qui siamo, come dai progetti dell'ingegnere Arienti, costruttore del Palazzo provinciale, nella sutura tardo ottocentesca delle ferite della storia cinquecentesca e risorgimentale di Perugia. Costruendo, nel 1873, il Palazzo della Provincia e posandolo su queste fondamenta, lo Stato unitario ha voluto voltare pagina e cucire mattone su mattone il futuro sulle spoglie dell'antico. Ecco perché questo spazio è unico e perché il suo recupero è stato unico. Un po' di luce è stata calata in questi sotterranei l'indomani della costruzione del Palazzo provinciale. Poi, però, sono seguiti decenni di silenzio e di abbandono: questo spazio ha ospitato parte della rete dei rifugi bellici, è stato sede dell'archivio di Prefettura e Provincia. Lo spazio è riemerso dal suo buio quando, nel 1985, è diventato Centro espositivo e, dicevo, ha cominciato a ospitare manifestazioni e incontri di ogni tipo, da quelli espositivi, soprattutto mostre d'arte contemporanea, a quelli cinematografici: Liliana Cavani ha girato anche qui alcuni interni del suo secondo “Francesco”. La duttilità di queste “Sale” è formidabile, costituisce una ricchezza alla quale difficilmente si può far corrispondere un valore in termini monetari. È una duttilità di simboli, di scene, di adattamenti, di quinte teatrali. Qui dentro si potrebbe ricostruire ogni angolo della storia passata, più antica, di questa città e di questa provincia, dell'Umbria nel suo complesso. Ecco perché questo calarvisi delle proposte espositive collegate al “Festival del Giornalismo” - The Rights of Childrens, Storie d'oro e di fango, Luna da Prima Pagina – offre alla bruciante contemporaneità dei contenuti delle mostre lo sfondo storico adeguato dal quale non può che emergere la straordinaria forza iconica che contraddistingue i temi dei reportage”.
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