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Non si arresta la crisi del settore delle costruzioni in Umbria. Anche il quarto trimestre 2009, stando all'ultimo rapporto congiunturale di Cna costruzioni, registra brusche frenate e pesanti contrazioni in tutti gli indicatori. Calano produzione (meno 36%), ordini (meno 47%), fatturato (meno 39%) ed utile (meno 41%). Il crollo più pesante è sul fronte degli investimenti fatti da appena il 5 per cento delle imprese, contro un 95 per cento che ha preferito tenersi al riparo da pericolose esposizioni e che esprime ancora valutazioni di forte preoccupazione per i ridotti livelli di attività, per l'assottigliarsi del portafoglio ordini e per un inizio anno tutt'altro che incoraggiante. Non va meglio - spiega Cna Umbria in un comunicato - sul piano occupazionale. Diminuisce del 42 per cento il numero di addetti e del 35 per cento il numero di ore lavorate. Da registrare, a livello provinciale, la crescita delle cancellazioni: 746 imprese hanno chiuso i battenti nella sola provincia di Perugia, registrando cosi' un saldo negativo, fra iscrizioni e cancellazioni pari a meno 112 imprese. A peggiorare il quadro, un credito - sottolinea Cna - che si dimostra ancora poco amico. Raddoppiano i tempi di pagamento e non migliorano le condizioni dei tassi di interesse praticati e delle garanzie richieste. ''E' chiaro - commenta Leonello Antonelli, presidente Cna costruzioni Umbria - che non è proprio possibile parlare di venti di ripresa. Nel settore delle costruzioni, in particolare, si sta verificando da tempo il proseguimento del calo degli investimenti in opere pubbliche e nel rallentamento della nuova edilizia abitativa. Negli ultimi mesi, le imprese hanno verificato gli effetti della stretta creditizia e del calo della fiducia delle famiglie. A questo si aggiungono i minori impegni di spesa da parte delle pubbliche amministrazioni ed i ritardi sul fronte dei lavori eseguiti. Molte imprese di costruzioni inoltre sono costrette a rimandare o a rinunciare all'avvio di nuovi interventi di costruzione di iniziativa privata. Ed in difficoltà sono anche le imprese più strutturate''. Quindi Cna chiede ''che si dia avvio a quelle centinaia di piccole opere immediatamente cantierabili, e che si superi in qualche modo il meccanismo del patto di stabilità che sostanzialmente obbliga i comuni alla immobilità assoluta. Il ricorso alla procedura negoziata (così come previsto dalla recente legge regionale sui lavori pubblici) per le gare da 100.000 euro a 500 mila euro non deve essere solo una enunciazione di principio ma deve essere una procedura effettivamente praticata dalle stazioni appaltanti pubbliche''. Uno dei problemi che si stanno verificando nella regione, secondo Cna Costruzioni, è anche quello della partecipazione alle gare d'appalto con l'applicazione del meccanismo del massimo ribasso. ''Assistiamo sempre piu' a gare d'appalto che vengono assegnate con percentuali di ribasso inaccettabili. Chiediamo pertanto - aggiunge Giovanni Lillocci, presidente Cna impianti - che la stazioni appaltanti, laddove possibile, utilizzino sistematicamente il sistema dell'offerta economicamente piu' vantaggiosa, dove vengono presi in considerazione elementi che fanno riferimento alle capacita' produttive delle imprese, al loro sistema di organizzazione fatto di mezzi, attrezzature e lavoratori dipendenti''. Altro tasto dolente la manutenzione del patrimonio pubblico. ''La messa in sicurezza degli edifici pubblici, in particolare delle scuole, l'ammodernamento dei centri storici, delle aree produttive, è un tema sul quale la regione deve investire piu' risorse. Il global service per noi rappresenta il futuro, soprattutto in relazione alla manutenzione del patrimonio pubblico e privato''. Da Cna costruzioni anche la richiesta di incentivi per la costituzione di nuove forme di aggregazione, quali i consorzi, il ricorso al project financing (per tutte quelle opere pubbliche per le quali le pubbliche amministrazioni non hanno le risorse finanziarie sufficienti ) ed al leasing in costruendo che costituisce una forma di finanziamento privato delle opere pubbliche, già sperimentata in anni recenti da alcune amministrazioni. ''Chiediamo infine - conclude Antonelli - tempi certi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni; che vengano utilizzate risorse finanziarie per avviare opere immediate cantierabili a livello regionale e che si dia avvio alle piccole opere. Altrettanto fondamentale è garantire una normativa univoca in materia di risparmio energetico; di consentire l'attuazione delle disposizioni attraverso scelte urbanistiche coerenti che tengano nella dovuta considerazione i maggiori ingombri necessari a realizzare edifici a basso consumo; di definire perciò una riforma urbanistica funzionale all'evoluzione ed alle esigenze dei nostri centri, coordinata con le competenze regionali, capace di coinvolgere e di valorizzare il ruolo dei privati, integrata da sistemi di defiscalizzazione dei passaggi intermedi, garantita da termini perentori nel rilascio dei titoli abilitativi''. Condividi