di Daniele Bovi
Un delitto perfetto, i cui mandanti ed esecutori sono da ravvisare nei membri del consiglio regionale dell’Umbria che sotto Natale hanno approvato la nuova legge elettorale. Non usano mezzi termini i radicali umbri, che in una conferenza stampa ieri mattina hanno così commentato l’esclusione della loro lista dalla tornata elettorale del 28 e 29 marzo. Sul banco degli imputati prima di tutto sono finiti i termini per la raccolta delle firme, considerati troppo stretti: “Abbiamo raccolto – ha detto la segretaria dei radicali di Perugia Liliana Chiaramello – la metà delle firme necessarie (1760 su 3200, ndr) in 35 giorni contro i sei mesi previsti invece dalla legge nazionale: è chiaro che tutto è stato studiato a tavolino per far fuori i piccoli e garantire la poltrona di qualcuno”. “Mente il Consiglio d’Europa – dice l’onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni, fino a sabato scorso il candidato presidente della lista – dice che le leggi elettorali non si possono cambiare a meno di un anno dal voto, qui è stata modificata a tre mesi dall’apertura delle urne: la nostra esclusione è data dal fatto che le regole del gioco non sono state uguali per tutti”. A fare compagnia ai radicali questa mattina c’era anche Luigino Ciotti: le liste della sua Sinistra Critica hanno fatto la stessa fine di quelle radicali. “Noi però – dice Ciotti – faremo comunque campagne elettorale per non darla vinta a questi ladri di democrazia”.
La battaglia, per quanto riguarda i radicali, non si fermerà qui: in rampa di lancio ci sono i ricorsi al Tar e alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il primo ricorso all’ufficio centrale elettorale della Corte d’Appello di Perugia infatti, presentato per chiedere l’ammissione della lista e l’incostituzionalità della legge regionale, è stato respinto. In particolare Michele Guaitini sottolinea una contraddizione che appare nell’ultima pagina del dispositivo. Qui si legge che “il termine concesso consente la raccolta delle firme, come provato dal generale rispetto del termine da parte delle altre liste”. “Il problema però – sottolinea Guaitini – è che tutti quelli che dovevano raccogliere le firme non ce l’hanno fatta”. I partiti presenti in parlamento o in consiglio regionale infatti, secondo la legge approvata a Natale, sono stati esonerati dalla raccolta.
“Tutto ciò è opera del PUU – dice Francesco Pullia, membro della direzione nazionale del partito – ossia del Partito Unico Umbro che ha così negato legalità e democrazia”. In attesa dei ricorsi ora c’è da capire a chi andranno i voti dei radicali, ai quali sono stati offerti posti in lista anche da altri partiti: “Sottoporremo i nostri punti – dice l’onorevole Coscioni – a tutte le candidate: chi li sottoscriverà avrà il nostro appoggio”.
LA PARTE DECISIVA DEL DISPOSTIVO DELL’UFFICIO ELETTORALE DELLA CORTE D’APPELLO Ritenuta la manifesta infondatezza dell’eccezione giacché, per ciò che attiene al punto sub a), la scelta discrezionale fatta in maniera dal legislatore regionale appare rientrare nei limiti, pur opinabili, della ragionevolezza, essendo evidente che il termine concesso consente la raccolta delle firme, come provato dal generale rispetto del termine da parte delle altre liste, e, per ciò che attiene al punto sub b), giacché non appare affatto irragionevole l’esonero della raccolta delle firme per liste che possono richiamarsi a gruppi politici la cui rappresentatività nel corpo elettorale è presumibile a motivo dei presupposti dell’esonero (partiti o movimenti costituiti in gruppi consiliari o collegati a gruppi parlamentari); Respinge il ricorso.
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