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Sono ritenuti responsabili dell’invio alla presidente della Regione Umbria, nel mese di agosto, di una busta contenente due proiettili calibro 38 special e un volantino con minacce Devono rispondere di danneggiamenti in cantieri edili e su edifici pubblici, vilipendio e ingiurie nei confronti dello stato, istigazione a delinquere, furto e procurato allarme, detenzione di armi e munizioni”. [6] Chiunque esamini pacatamente, ma anche serenamente l’elenco dei capi d’accusa non può non rendersi conto di come tutte quelle attività, criminose e criminogene, abbiano molto poco inciso sul Prodotto Interno Lordo della penisola. Esistendo queste sostanziali disuguaglianze tra il Generale ed i cinque giovani, potevasi adottare un uguale trattamento? Questa domanda avrebbero dovuto porsela soprattutto i Comunisti, (sicuramente qualcuno ce n’è), che fanno parte del Comitato 23 Ottobre, poiché essi, seguaci del Materialismo storico, sanno benissimo quale enorme importanza abbiano i dati economici e come il concorrere molto o poco al Prodotto Interno Lordo produca delle contrastanti, ma anche giuste diversità nel trattamento giudiziario. 6) L’incidenza del Fattore Economico muove anche l’illuminante analisi svolta sull’Operazione “Brushwood” dal noto giurista Massimo Della Pena nel suo pamphlet: “Della condanna istantanea, ma anche risparmiatrice”. Preso atto che esiste un consenso bipartisan, ma anche universale sul fatto che il complesso iter giudiziario italiano (sono previsti ben tre gradi di giudizio!!!) abbia dei costi economici assolutamente non più sostenibili dall’ “Azienda Italia”, l’insigne studioso sostiene che, se, entro otto ore dagli arresti, il massimo rappresentante locale delle Istituzioni ovvero il Sindaco, si congratula pubblicamente con chi ha diretto l’operazione, questo atto diviene immediatamente ed automaticamente un verdetto di condanna inemendabile, ma anche inappellabile. Se il consenso acquisito in sede elettorale – finemente argomenta Massimo Della Pena – trasforma un Presidente del Consiglio in un Unto del Signore, la proprietà transitiva dell’Unzione fa sì che ne sia permeato, su scala ridotta, ma anche sufficiente, qualsiasi eletto dal Popolo, che, pertanto, può amministrare pure la Giustizia, come, del resto, facevano i sovrani del buon tempo che fu. [7] Questa superba innovazione determinerà una tale riduzione della spesa pubblica che lo Stato potrà finalmente realizzare quelle opere di cui la popolazione ha, da tempo immemorabile, un insopprimibile bisogno: il Ponte sullo Stretto, l’Alta Velocità, l’ampliamento della base statunitense di Vicenza , la costruzione di innumeri carceri ed inceneritori di rifiuti. Non solo non sarà più un problema rifinanziare le missioni militari all’estero, ma anche sarà possibile programmarne di nuove, in modo che il Tricolore sventoli dalla Lapponia alla Patagonia. Sostiene Massimo Della Pena che l’Umbria, regione vocata al turismo enogastronomico, ma anche alla sperimentazione, ha avuto l’onore di tenere a battesimo il nuovo modello giudiziario, che, d’ora in avanti, sarà universalmente noto come il “Rito Umbro”. Naturalmente, questo altamente innovativo “Rito Umbro” accoglie quanto di meglio, nell’ultimo mezzo secolo, abbia prodotto la cultura democratica del Diritto, in termini di prevenzione del delitto, onde tutelare la comunità, ma anche il potenziale criminale, essendo anch’egli, in fondo, un essere umano. [8] Pertanto, come ha brillantemente argomentato il dotto giurista Massimo Della Pena, la sperimentazione attuata in quel di Spoleto ha avuto anche lo scopo di impedire ai cinque giovani di macchiarsi di crimini ancor più gravi, che avrebbero comportato non solo ulteriori lacerazioni del tessuto sociale democratico umbro, ma anche pene più pesanti per i loro autori. Questa sinergia tra la carcerazione per gli atti commessi, ma anche la reclusione quale impedimento al compimento di altri delitti, ha già trovato la sua felice definizione: “Ti anticipo le pene per il tuo bene”. Questa concezione radicalmente innovativa si presta, peraltro, alla sua trasposizione nei più diversi settori; a titolo puramente esemplificativo, citiamo i due che l’hanno già adottata, pur se in via per ora sperimentale. Alcuni chirurghi del “Fatemalecugini” hanno asportato, con il previo consenso informato degli interessati, stomaci sanissimi, onde evitare che potessero ulcerarsi; mentre taluni odontoiatri della clinica “Qui si previene, ma anche si sviene” hanno tolto tutti i denti sani ad alcuni adolescenti, volenterosi prima ancora che volontari, al fine di evitare l’insorgere della carie. 7) Le “Scene di caccia in Bassa Umbria” hanno avuto un'eco su scala continentale, cosicché hanno suscitato l'interesse anche del famoso psicologo Adolf von Stammheim [9], che ha pubblicato un istant book il cui titolo collega idealmente il passato al presente: “Michele: le sue prigioni”. Lo stimato professionista ha, in primo luogo, messo nel dovuto risalto come Michele Fabiani pubblicando il suo testo: “Il razionale e l'assurdo” [10], si sia attirato addosso tanta di quella sfortuna che già la metà sarebbe stata sufficiente a farlo precipitare in una vicenda così assurda da far insorgere il dubbio che sia anche razionale, pur se di una logicità che sfugge ai comuni mortali. Scandagliando i più oscuri recessi dell'animo umano, lo studioso ha, poi, elaborato questa affascinante, ma anche convincente ricostruzione della complessa vicenda. L'editore del libro, insoddisfatto dell'andamento delle vendite, ha convinto il giovane autore a commettere i vari reati, per poi denunciarlo, in modo che l'immancabile arresto, la dura carcerazione e la conseguente spettacolarizzazione massmediatica conferissero al promettente intellettuale quell'aura di martirio, che, oggi, fa tanto tendenza e lo avrebbero reso noto a livello nazionale e, fors'anche, internazionale. Questa ipotesi è quotidianamente corroborata dalla ormai pressante richiesta di: “Il razionale e l'assurdo” da cui viene subissata la casa editrice. È evidente che Michele Fabiani non solo ha dato il suo assenso al mefistofelico piano, ma anche ha attivamente contribuito alla sua realizzazione, sia per il ritorno in termini economici, sia, e soprattutto, perché poteva così soddisfare il suo più profondo desiderio: gettare discredito sull'odiato Stato democratico. Infatti, l'intellettuale-detenuto è giovane, ma a causa delle numerose e perniciose letture della sua adolescenza, conosce a memoria la dinamica, che si innesca in questi casi: il nemico giurato delle Istituzioni fa di tutto, per farsi sbattere in carcere; i suoi simili costituiscono immediatamente un Comitato ed iniziano a scagliare accuse proprio contro i tutori dell'Ordine; inondano giornali e televisioni di comunicati stampa, con cui pretendono l'immediata scarcerazione del colpevole; stilano appelli, che, poi, gli “utili idioti” si precipitano a firmare; organizzano sit-in e cortei; inscenano oscene manifestazioni di protesta. Il progetto di questi scalmanati è evidente: minare la credibilità delle Istituzioni democratiche, che quotidianamente ed indefessamente operano non solo per il benessere economico, ma anche per quello interiore dei cittadini. A questo disegno perverso, ma anche delittuoso, Michele Fabiani ha voluto dare il suo personale contributo, sulla scia, peraltro, di Aldo Bianzino, che, addirittura, ha immolato se stesso sull'altare dell'odio viscerale nutrito per lo Stato democratico. [11] Giunto al termine del suo sofferto, ma anche illuminante studio sui mostri, che si annidano negli abissi dell'animo dell'uomo, ma anche della donna, soprattutto se appartengono all'Estrema Sinistra, lo studioso si pone un'angosciosa domanda, che diviene un inquietante interrogativo per la coscienza di ogni Democratico sincero: com'è possibile che in una Regione amena e ridente, verde e non decadente, ornata di vigneti, oliveti, orti e pioppeti, possano nascere e crescere simili serpenti dai velenosi denti? Profondamente amareggiato, ma anche disarmato dal quesito da lui stesso formulato, Adolf von Stammheim, conclude citando il celebre verso: “Ai posteri / l'ardua sentenza... ”. [12] Caro Michele, ho cercato di illustrare le miserie politiche ed umane dell'epoca e del Paese in cui viviamo; ora, vorrei parlare di cose serie. Tenendo conto del fatto che domani, 16 Febbraio 2008, è il giorno del tuo ventunesimo compleanno, vorrei “regalarti” le strofe che seguono. “Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori è bello ritornar normalità è facile tornare con le tante stanche pecore bianche scusate non mi lego a questa schiera morrò pecora nera” [13] “Addio Lugano bella o dolce terra pia scacciati senza colpa gli anarchici van via e partono cantando con la speranza in cuor... Ed è per voi sfruttati per voi lavoratori che siamo ammanettati al par dei malfattori eppur la nostra idea è solo idea d'amor... Anonimi compagni amici che restate le verità sociali da forti propagate è questa la vendetta che noi vi domandiam... Ma tu che ci discacci (si legga: mi imprigioni) con una vil menzogna Repubblica borghese un dì ne avrai vergogna noi oggi t'accusiamo in faccia all'avvenir” [14] Sperando di abbracciarti quanto prima libero, ciao, Valerio NOTE: [1] Guccini Francesco, Canzone di notte n.2, versi 41-56, in: Via Paolo Fabbri 43. [2] Ci si riferisce, naturalmente, agli abominevoli anni 1968 – 1976; condividendo in pieno il giusto anatema da cui sono stati colpiti, ho pensato che fosse opportuno relegarli nelle note, soprattutto pensando alle nuove generazioni, nel malaugurato caso che questo scritto venga letto da qualche sprovveduto, perché non adeguatamente vaccinato, adolescente. [3] Giovanni Giolitti nacque a Mondovì, nel 1842, morì a Cavour, nel 1928. “Deputato dal 1882... Nel maggio 1892 formò il suo primo ministero... Fu ministro dell'Interno nel gabinetto Zanardelli (1901 – 1903), guidò quindi 3 ministeri quasi ininterrottamente dal novembre 1903 al marzo 1914 (età giolittiana)... ... Dopo l'introduzione del suffragio universale maschile nel 1912 preferì... appoggiarsi ai cattolici per contrastare l'avanzata elettorale delle sinistre (patto Gentiloni). Fu abile e spregiudicato manipolatore elettorale, tanto da guadagnarsi l'epiteto di “ministro della malavita” (G. Salvemini). Difensore dell'impresa di Libia (1911 – 1912), avversò invece la partecipazione italiana nella prima guerra mondiale... Nuovamente presidente del consiglio dal giugno 1920 al giugno 1921, adottò un atteggiamento tollerante nei confronti del fascismo.”; da: Dizionario di Storia, pp. 565 – 566, Bruno Mondadori, Milano, 1995. [4] Lorenzo Milani nacque nel 1923, a Firenze, ove morì nel 1967. “Sacerdote, dal 1947 svolse un'intensa attività di educatore, convinto del valore emancipatorio della cultura per le classi sfruttate. Fondò scuole popolari a San Donato di Calenzano e Sant'Andrea di Barbiana nel Mugello dove venne trasferito nel 1954. Nel 1967 pubblicò Lettera a una professoressa, una critica radicale della scuola italiana, che ebbe una profonda influenza sulla generazione del Sessantotto”; da: Dizionario..., cit., p. 830. La frase citata si trova in: Lettera a una professoressa, p.55, Libreria editrice fiorentina. [5] Bonini Carlo, La Repubblica, 22 Ottobre 2003. [6] Dal Corriere dell'Umbria, p.3, Mercoledì, 24 Ottobre 2007. [7] In verità, in verità, dice Marc Bloch che i re cristiani guarivano i sudditi pure dalle scrofole; d'altra parte, nel Medioevo, non c'erano due malefici guastafeste: la Democrazia ed il Relativismo. Bloch Marc, I Re taumaturghi, Einaudi, Torino, 1999. [8] Su questo punto, in verità, il Professore Massimo Della Pena ammette che il dibattito tra i cultori del Diritto non è ancora approdato ad una conclusione, poiché non pochi studiosi sostengono che il potenziale criminale, a causa del comunque procurato allarme sociale, andrebbe considerato alla stregua non di un essere umano, bensì di essere vivente. [9] Per una di quelle singolari coincidenze astrali, il cognome dello psicologo richiama quello del carcere tedesco di Stammheim, ove i detenuti erano massimamente sicuri di uscire con i piedi in avanti, tanto è vero che, in una notte dell'Ottobre 1977, Baader, Enslin e Raspe, membri della Frazione dell'Armata Rossa, si suicidarono spontaneamente da soli. [10] Fabiani Michele, Il razionale e l'assurdo, Edizioni Era Nuova, Perugia, 2005. [11] Sulla tragica vicenda di Aldo Bianzino si veda: Bruschini Valerio, “Lo Stato è innocente, Bianzino è il vero delinquente” in http://www.valeriobruschini.info. [12] Manzoni Alessandro, Il Cinque Maggio, versi 31-32. [13] Guccini Francesco, cit., versi 25-32. [14] Gori Pietro, Addio a Lugano, 1895. Condividi