bistoni-rettore.jpg
di Nicola Bossi Nel giorno in cui si magnifica l'Umbria come terra promessa del lavoro: dove la disoccupazione scende al 6 per cento e i giovani felici vanno al lavoro: arriva uno spunto di verità che dimostra come quei dati tanti lodati siano in realtà lordati dal sacrificio di migliaia di precari, sottopagati e sfruttati. Cresce il lavoro perchè il padrone paga sempre meno e può fare quello che vuole del dipendente. Non c'è niente da lodare; soprattutto quei dati sulla disoccupazione in Umbria. Il precariato è la malapianta: un esempio viene dall'Università degli studi. Una quarantina di lavoratori a tempo determinato presso l’Università degli Studi di Perugia ormai da 15 anni hanno deciso di dire basta. E lo faranno mettendo in moto una vertenza dura e aspra contro l’Ateneo se non arriveranno nell’immediato delle risposte concrete da parte del Rettore. “L’Università degli studi di Perugia –hanno denunciato Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil- non ha intenzione di riassumere i lavoratori precari, che prestano la loro ormai qualificata opera presso le facoltà di Agraria e Veterinaria. Non è assolutamente vero –hanno poi dichiarato i segretari Massimo Venturini (Flai Cgil), Angelo Manzotti (Fai Cisl), Stefano Tedeschi (Uila Uil)- che non è possibile dare loro stabilità a causa della mancata copertura finanziaria, determinata dalla scorsa finanziaria, in quanto nel bilancio di previsione dell’Ateneo era stato previsto un capitolo di spesa proprio per definire questa incresciosa situazione”. Dare forma a cinque mesi senza stipendio non è facile: precarietà e incertezza per il futuro delle famiglie, figli e mogli, ma anche allacci del gas e dalla luce che vengono a mancare, salati prestiti pagati con le lacrime elargiti da solidali amici. “A tutt’oggi –hanno dichiarato le tre sigle sindacali- l’Università si ostina a non assumere questo personale, senza temere in considerazione che questi lavoratori offrono un servizio, insostituibilmente qualificato dall’esperienza”. Al Rettore viene chiesto di “risolvere questa questione attraverso un’immediata assunzione e di vigilare su tutti quei dirigenti che tentano di persuadere i lavoratori precari in questione, attraverso sobillati messaggi, di crearsi alternative lavorative. L’alternativa può e deve essere l’occupazione presso l’Università degli Studi di Perugia: questi lavoratori hanno dato, e continuano a dare, all’Ateneo e ora –hanno poi concluso i sindacati- devono avere delle concrete risposte. Si meritano una vita dignitosa”. Condividi