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ROMA - L'associazione Giuristi democratici, parte civile nel processo per l'omicidio della moglie Barbara Cicioni, uccisa all'ottavo mese di gravidanza, ritiene che il reato per il quale è accusato il marito Roberto Spaccino si configura come “femminicidio”. L'ipotesi è sostenuta dall'avvocato Monica Miserocchi, che rappresenta in giudizio l'associazione. Nel reato di femminicidio va ricondotta ogni “pratica personale o sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all' integrità, allo sviluppo psico-fisico, alla salute, alla libertà o alla vita della donna. Il femminicidio è un fatto sociale: la donna viene uccisa in quanto donna, perché non accetta di ricoprire il ruolo che l'uomo o la società vorrebbero impersonasse”. In tal senso, per Miserocchi, l'ammissione dei Giuristi Democratici come parte civile nel processo in questione “ha una fortissima valenza simbolica in quanto riconosce che il femminicidio, e nello specifico la violenza domestica, non rappresentano solo una lesione dei diritti della donna, un fatto privato, né tanto meno sono un 'fatto di donne' ma costituiscono una profonda ferita per la società tutta che nel momento in cui alla donna non viene riconosciuta la dignità di persona in quanto tale viene fatta oggetto di discriminazioni e violenze, è collettivamente responsabile per l'eliminazione di quella cultura patriarcale e di quegli stereotipi misogini e sessisti che ancora oggi minano l'autodeterminazione, la libertà, la vita delle donne e il sereno sviluppo dei bambini che, in ambito familiare, assistono a queste violenze e ne subiscono le conseguenze in termini psicologici”. Condividi