basaglia.jpg
Onda Perugia Il giorno martedi 15 Dicembre alle ore 18 presenteremo il libro "I Basagliati" alla Gipsoteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Perugia,via Aquilone 7. Interverranno: Paolo Lupattelli, Curatore del libro; Giovanni Pizza, Professore di Antropologia medica e Etnopsichiatria - Università di Perugia; Marcello Catanelli, Medico e Dirigente della regione Umbria; Massimiliano Minelli, Professore di Antropologia medica e etnopsichiatria. Metodologia della ricerca etnografica - Università di Perugia; Renato Covino, Professore di Storia Contemporanea e Storia socio-economica dell'età contemporanea -Università di Perugia. Poco più di trent'anni fa, il 13 maggio 1978, veniva approvata la Legge 180, altrimenti conosciuta come Legge Basaglia. Almeno a livello formale essa poneva fine all'esistenza di quel luogo di barbarie assoluta che è il manicomio. Migliaia e migliaia di persone acquisivano dunque, anche sul piano legale, dignità, possibilità di esprimersi, venivano riconosciuti come soggettività capaci di prendere decisioni, di determinarsi. Magari più deboli di altri ma comunque portatori di un diritto che non permette di lasciarli chiusi dentro una stanza per settimane o legati polsi e caviglie a un letto. Il libro che andiamo a presentare all'Università narra appunto la storia di questo processo di riconoscimento e recupero della dignità, in particolare in Umbria ma non solo, da parte di chi quel periodo di emancipazione l'ha vissuto. E ciò non per celebrarsi ma per fare il punto della situazione: a che punto è oggi la cultura in Italia riguardo i problemi della psichiatria, della malattia mentale? I manicomi sono stati superati o solamente sostituiti da strutture altrettanto inumane? Cosa spinge degli studenti e delle studentesse a parlare di Basaglia, della legge 180/78 e della malattia mentale a 30 anni dalla chiusura dei manicomi? Riteniamo assolutamente attuale e necessario avviare una riflessione sia sul tema specifico della malattia mentale in sé sia sul tema delle istituzioni totali come luogo di esclusione, sorveglianza e punizione. Vogliamo avviare una riflessione e una prassi che avvicinino il nostro vissuto quotidiano a ciò che dal nostro quotidiano è differente e soprattutto volta a comprendere come sia composta questa complessa alterità e a dare agli altri e alle altre la dignità di soggetti. In questi tempi dove le istituzioni totali hanno il ruolo di valvola di sfogo delle peggiori pulsioni securitarie, xenofobe e fobiche in genere, sia sufficiente portare l'esempio tragico dei Centri di identificazione ed espulsione, è necessaria una profonda riflessione che abbatta simili istituzioni e che sia finalizzata a restituire centralità ai soggetti, ai loro bisogni, alla loro volontà e alla loro libertà. Condividi