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PERUGIA - A trent’anni dalla riforma Basaglia sull’assistenza psichiatrica in Italia, il film di Gabriele Anastasio fornisce un contributo “di base” come avremmo detto una volta, riproponendo l’appello verso le istituzioni pubbliche per una concreta applicazione della Legge 180/78, che parta dalle esigenze di salute del paziente ma che coinvolga allo stesso livello i familiari, gli operatori, la comunità e l’organizzazione dei servizi. <> La realizzazione del film assume quindi una valenza terapeutica, come illustra la dott.ssa Letizia Drappo, psicologa clinica e curatrice del progetto per l’Ausl 2 dell'Umbria: “L'ingresso di un filone narrativo di tipo cinematografico nel Reparto Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Perugia, a fronte di una possibile identificazione nelle storie dei film approvati, proiettati e ogni volta discussi, ha innescato la fertile ricerca di link tra territori da sempre contrapposti: quello della vita fuori dal reparto, dentro una società normalizzata, e il non-luogo dentro le stanze della psichiatria, fuori dai punteggi che promuovono l'esame di realtà. Soffice ma non casuale, l'innesto energetico della cinepresa ha saputo rispettare con coscienza, in immagini mostrate, ricalcate e ricucite, delicati processi interattivi che s'intagliano, timidi ma inesorabili, nella comunità serrata ed istituzionalizzata dell'SPDC, come valvole adibite ad un morbido deflusso di dizioni psichiatriche caotiche, contraddittorie, complesse, variegate. Il filo narrativo del cinema qui tradisce, nella sua sintesi di fotogrammi, tutta la potenza di uno strumento spontaneo finito nelle mani di chi non trova più parole, né altri modi adatti a definire un Sé”. Prima visione, da non perdere. Condividi