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PERUGIA - 140 mila euro di stanziamenti, suddivisi tra interventi correnti e sostegni agli investimenti, per affrontare criticità e debolezze del settore. Li prevede il Piano di indirizzo per la pesca professionale e l'acquacoltura 2009/2014, approvato oggi all'unanimità dalla II Commissione del Consiglio regionale. Un impegno economico che in concreto si tradurrà in interventi di sostegno ai pescatori in caso di documentata impossibilità ad esercitare l'attività di pesca per malattia o fermo pesca; incentivi della multifunzionalità delle imprese di pesca con altre attività che possano dare un'integrazione di reddito ai pescatori professionali (pescaturismo, ittiturismo, gestione e manutenzione dell'ecosistema acquatico e rivierasco), sostegni al ricambio generazionale degli imprenditori ittici tramite la concessione di un premio riservato a giovani pescatori che si inseriscono nell'attività di pesca, in analogia con quanto avviene per i giovani agricoltori, interventi per il riequilibrio e la conservazione degli ambienti lacustri, aggiornamento professionale degli operatori. Nel campo dell'acquacoltura sarà perseguito l'adeguamento strutturale degli impianti mirato alla riduzione dell'impatto ambientale, alla commercializzazione e al miglioramento delle condizioni lavorative, la promozione di una campagna di educazione alimentare e valorizzazione del prodotto ittico (promuovendo la vendita diretta in azienda ma anche nelle mense scolastiche, negli agriturismi e nelle pescherie all'interno dei punti vendita della grande distribuzione organizzata, inserendo anche i prodotti dell'acquacoltura nella promozione dei prodotti umbri), la certificazione volontaria di prodotto e di processo. Queste misure avranno l'obiettivo di incentivare la multifunzionalità delle imprese di pesca, favorire il ricambio generazionale degli addetti, promuovere la tutela degli ambienti lacustri e uno sviluppo sostenibile dell'attività di pesca, sostenere il settore in situazioni di criticità ambientale e lavorativa e promuovere ricerca, formazione e divulgazione nel settore. Il documento si propone anche, per quanto concerne l'acquacoltura, di valorizzare i prodotti ittici, certificare la qualità delle produzioni ittiche, promuovere la riduzione dell'impatto ambientale degli impianti di allevamento, assicurare una assistenza tecnica specialistica in forma collettiva che affianchi le imprese nel mantenimento della certificazione, nella gestione delle problematiche igienico-sanitarie del pesce allevato e nel perseguimento degli obiettivi qualitativi prefissati ed affrontare in modo globale le problematiche commerciali. Il Piano, che passerà ora all'analisi dell'Aula (relatore unico Mara Gilioni), evidenzia che la pesca professionale in Umbria si concentra oggi prevalentemente sul lago Trasimeno, che ospita uno dei nuclei più consistenti di pescatori, ed in misura minore nei laghi di Corbara e Piediluco. 118 sono le licenze di pesca professionale complessive, 105 attive nella provincia di Perugia e 13 in quella di Terni: nei due territori esistono rispettivamente 3 e 2 cooperative di pescatori. Per quanto riguarda le criticità del settore, la pesca professionale al Trasimeno soffre da molti anni di una crisi legata ad una diminuita pescosità dovuta a mutamenti ambientali e all'ingresso di specie ittiche alloctone infestanti, che sono entrate in competizione con quelle di maggior pregio. Il lago di Piediluco ha preoccupanti problemi dovuti all'inquinamento, che di fatto riducono le potenzialità di prelievo delle specie oggetto di pesca professionale, mentre l'invaso artificiale di Corbara è invece soggetto ad evidenti periodiche fluttuazioni idriche che ne limitano la pescosità. L'acquacoltura umbra è prevalentemente incentrata sulla produzione della trota iridea, nel territorio della Valnerina. Esiste inoltre una produzione di materiale ittico da ripopolamento di altre specie effettuato esclusivamente da centri ittiogenici pubblici. Nel bacino del Nera, grazie alla quantità e alle specifiche qualità dell'acqua, sono ubicati allevamenti di trote con grandi produzioni che rappresentano quasi il 10 per cento dell'intera produzione nazionale. Il settore presenta alcuni punti di debolezza legati all'organizzazione della commercializzazione, ai costi elevati dei mangimi, al possibile impatto negativo sull'ambiente di fiumi e invasi, alla prevenzione dei consumatori nei confronti del pesce allevato e alle carenze di sinergie con la rete della ristorazione regionale. Condividi