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AMELIA – Di primo acchito aveva ringraziato il Papa, Benedetto XVI, per aver accolto la “sua” domanda di essere ridotto allo stato laicale, considerandolo un segno di attenzione nei suoi confronti, poi, a mente fredda ci ripensa e, microfono in mano, non appena rimesso piede a Molino Silla di Amelia, circondato dai “suoi ragazzi”, dopo il breve “esilio” sudamericano, non ce la fa più a trattenersi e, come raccontano le cronache, sbotta in un attacco furioso al Papa e all’intero Vaticano. Don Pierino Gelmini, pardon, il signor Gelmini com’è più giusto chiamarlo ora che prete non lo è più, non si controlla e, sentendosi scaricato, come un fiume in piena non esita a dire pane al pane e vino al vino: "Gli intrallazzi non sono fede - sbotta. Bisogna tornare a Cristo non al cesaro-papismo. Siamo arrivati al punto in cui parliamo più del papa che del Cristo". Durissimo, poi, nei confronti del vescovo di Terni, monsignor Paglia, che gli aveva comunicato il provvedimento pontificio: "La decisione di ridurmi allo stato laico è stata solo mia - ripete. Io non appartengo alla diocesi di Terni: il vescovo di Terni, monsignor Paglia, che non ha alcuna giurisdizione su di me, per me è zero. Io appartengo alla chiesa cattolica melchita. Il mio superiore è il patriarca Gregorio III. Per me Paglia è solo il portalettere del Vaticano. Qui Paglia - continua - non deve neanche provare a mettere piede. Non lo voglio più vedere”. ”Perché? Perché ho avuto la sensazione - ma anche l'informazione - che sia stato uno di quelli più solleciti a creare situazioni per me difficili e che ha avuto una parte negativa forse anche nella vicenda degli abusi". Poi, alla domanda se candiderà per il Senato, come si sente ripetere sempre più spesso, da una risposta equivocamente sorniona: "Non so cosa farò". "So che se servisse per la mia comunità, per i miei ragazzi, lo farei". Più che disponibile, dunque, a scendere anche lui in campo e da quale parte è facile immaginarlo considerate le assidue frequentazioni politiche da sempre registrate a Molino Silla. Dalla parte del Popolo delle liberà, naturalmente, di quella “libertà” così preziosa da conservare anche, se ce ne fosse bisogno, trincerandosi dietro una più che provvidenziale immunità parlamentare. Condividi