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CITTA' DI CASTELLO - Ci sono voluti due anni di indagini e accertamenti da parte della Tenenza Guardia di Finanza di Città di Castello per ricostruire le procedure che hanno consentito ad una società di fornire apparati protesici al servizio di odontoiatria della ASL nr. 1 di Città di Castello senza appalto. Le indagini, basate su un complesso esame documentale e sulla verifica delle procedure amministrative adottate nel tempo, hanno permesso di accertare e provare le ripetute inadempienze di un dirigente che, preposto alle funzioni di amministrazione, ometteva di bandire le gare d’appalto alla scadenza dei vari contratti di fornitura. Avviati gli accertamenti dopo la segnalazione di un’associazione di categoria, le attività delle Fiamme Gialle altotiberine hanno riguardato l’applicazione della Legge n. 724/94 – norme in materia di “razionalizzazione della finanza pubblica” - e della Legge Regionale n. 1/95 inerente “Misure di Riordino del Servizio Sanitario Nazionale”, che dal 1997 ha fatto venir meno la possibilità di procedere all’assegnazione di forniture ospedaliere a trattativa privata. Queste norme non hanno però trovato piena applicazione per quanto riguarda le protesi odontoiatriche destinate alla citata ASL, e così facendo una società romana ha potuto fornire i propri prodotti ininterrottamente dal 1981, in esclusiva e senza concorrenti, anche dopo che la Convenzione con il Presidio Ospedaliero di Città di Castello – Servizio di Odontoiatria di Gubbio era scaduta nel 1996. In violazione allo spirito delle norme che regolano gli acquisti da parte della pubbliche amministrazioni, di fatto questa procedura non ha consentito alla ASL di approvvigionarsi sul mercato attraverso la comparazione dei prezzi e dei servizi praticati dai vari operatori del settore, incidendo così negativamente sulle dinamiche del mercato e, in assenza di concorrenza, sull’economicità delle forniture. Il dirigente della ASL con incarico di direttore amministrativo, dimessosi dall’incarico alla fine del 2005, è stato ora deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia per il reato di “abuso d’ufficio” e alla Procura Regionale della Corte dei Conti dell’Umbria per l’attivazione della procedura amministrativa tesa ad individuare le eventuali responsabilità amministrative ed i possibili profili di danno erariale. Condividi