PERUGIA - Da domani, martedì 20 ottobre, saranno esposte al piano terra di Palazzo Cesaroni, sede del Consiglio regionale dell’Umbria, alcune opere di Carlo Spiridione Mariotti (Perugia, 1726–1790), che fu direttore dell’Accademia del disegno e partecipò alla decorazione dell’interno del Duomo di Perugia, realizzando anche bassorilievi e maschere sceniche per i palchetti del teatro del Verzaro e di quello del Pavone.
Le opere esposte a Palazzo Cesaroni fanno parte della collezione di 2.545 disegni rilegati in 70 taccuini di proprietà del Consiglio regionale. L’esposizione non è una mostra, che avrebbe richiesto ben altri strumenti e competenze, ma vuole richiamare l’attenzione sul patrimonio artistico di Palazzo Cesaroni, che nella collezione Mariotti vede una delle espressioni più significative.
I disegni pervennero presumibilmente nel 1892 al collezionista perugino Felice Romualdi, direttamente dai pronipoti del Mariotti. La collezione passò poi al conte Ettore Salvatori; il professor Roberto Abbondanza, allora presidente, l’acquistò per il Consiglio regionale nel 1974. Si tratta di un patrimonio ragguardevole che andrebbe tolto dall’oblio ed opportunamente valorizzato, com’è nelle intenzioni dell’attuale presidente del Consiglio regionale Fabrizio Bracco.
I taccuini del Mariotti si leggono come pezzi di cronaca settecentesca e costituiscono un prezioso documento grafico sugli usi e costumi locali del tempo. L’artista usava il quaderno come una macchina fotografica, riproducendo situazioni e aneddoti colti nelle chiese e nei teatri, nelle osterie e nei mercati, nelle piazze e nelle campagne, ritraendo frammenti di vita quotidiana che oggi rappresentano un suggestivo strumento di interpretazione della realtà sociale e culturale della Perugia del Settecento.
Carlo Spiridione Mariotti fu allievo di Giacinto Boccanera e Anton Maria Garbi e a Roma, successivamente, del Subleyras. Nella capitale dipinse varie opere per alcune chiese della città. Secondo la critica più accreditata, proprio nei disegni il Mariotti “raggiunse una notevole forza espressiva, in cui si avverte l’influenza della cultura francese da Lemoine a Boucher fino a Fragonard”.
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