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PERUGIA - Con una conversazione animata da esperti di vari settori, fra i quali il presidente del Consiglio regionale Fabrizio Bracco, è stato presentato ieri a Palazzo Cesaroni il nuovo numero della rivista “AUR&S”, periodico quadrimestrale dell’Agenzia Umbria ricerche che si propone quale strumento per approfondire la riflessione sulle tendenze economiche, sociali e territoriali dell’Umbria odierna. Le tematiche trattate in questo numero vanno dalle frontiere dei materiali innovativi allo spazio pubblico in Umbria fino alle questioni più strettamente legate all’economia, allo sviluppo e al welfare. Alla presentazione sono intervenuti, oltre al presidente del Consiglio regionale, Ciro Becchetti, direttore Sviluppo economico, istruzione, formazione e lavoro della Regione Umbria, Loris Nadotti, docente di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari presso l’Università degli studi di Perugia, Svedo Piccioni, direttore generale dell’Arpa Umbria, Ruggero Ranieri, direttore della rivista “Diomede” e Claudio Carnieri, presidente dell’Agenzia Umbria Ricerche. Introducendo la discussione, Claudio Carnieri ha spiegato che con questo numero di “AUR&S” si è inteso allargare gli orizzonti oltre la dimensione meramente economica, sociale ed istituzionale, arrivando a comprendere le “altre dimensioni” dell’Umbria di oggi, per capire il “sistema di relazioni che strutturano la comunità regionale dall’interno e che hanno un peso non secondario sullo stesso sviluppo economico e sociale”. Il presidente del Consiglio regionale Fabrizio Bracco ha detto che il volume “pone una serie di interrogativi, per dare risposta ai quali abbiamo bisogno di conoscenza, di una riflessione sulla società civile umbra, e su quanto essa possa essere dinamica ed arrivare ad ‘incalzare’ il mondo della politica, che da parte sua ha perso il rapporto costante con la conoscenza e l’approfondimento e quindi la capacità di innestare le decisioni che avviano i processi di cambiamento. Tutto dà l’idea di una regione ‘chiusa’ – ha aggiunto – con una tendenza verso una società ‘neocorporativa’, mentre serve una società aperta e dinamica, dove la politica è rappresentanza di istanze che devono ecessariamente essere diverse, opposte, così da dare pieno significato alla democrazia”. Il professor Loris Nadotti ha scelto di discutere i temi dell’innovazione e della ricerca, evidenziando l’importanza del “trasferimento tecnologico”, vale a dire della possibilità di utilizzo, da parte delle imprese e soprattutto di quelle piccole e medie, dei risultati della ricerca applicata, sottolineando come “in una fase di recessione quale quella attuale, il rilancio dell’economia passa attraverso l’innovazione”. Il direttore dello sviluppo economico, istruzione, formazione e lavoro della Regione Ciro Becchetti ha sottolineato l’importanza della ricerca svolta dall’Aur e delle valutazioni che si possono fare grazie ai risultati elencati nella pubblicazione, che “consentono alla comunità regionale di discutere guardando anche alle grandi alternative culturali e strategiche che ci sono in ogni momento”. Per Svedo Piccioni “i numerosi temi proposti, vanno dritti al cuore dei problemi dell’Umbria ed hanno il pregio di rompere con gli schemi di analisi classici e routinari, fornendo gli strumenti per una lettura critica della società regionale. Tutto questo è importante, perché contribuisce a colmare la scarsa presenza di una cultura della complessità che tenga conto delle articolate dinamiche umbre. Questo rappresenta un limite dell’azione politico-istituzionale presente anche nella nostra regione, e che occorre superare. Suggerisco un ulteriore tema: una riflessione sul rapporto tra globalizzazione e ambiente che costituisce la vera sfida culturale e politica del domani”. Il direttore di “Diomede” Ruggero Ranieri ha rilevato come una parte della pubblicazione sia dedicata ad un’analisi sul mondo dell’editoria umbra, composto prevalentemente da giornali e tv locali, che “mette in evidenza i limiti dell’attuale situazione: non c’è lo sforzo di rielaborare le notizie come si dovrebbe – ha detto – mentre le proprietà non sono costituite da editori ‘puri’, anzi in diversi casi sono vicine al potere politico, per cui difficilmente raccolgono le istanze della società e l’informazione spesso si riduce ad una sorta di ‘passerella’ dove alcune ‘elite’ si parlano tra loro”. Condividi