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PERUGIA - E' stata l'occasione per rievocare il proprio passato ma anche per riflettere sul proprio presente e sul proprio futuro, la cerimonia d'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Universitàdi Perugia che, questo anno, coincide con la ricorrenza del settimo centenario dalla fondazione dello stesso ''Studium Perusinum''. Come è stato già detto la solenne manifestazione si è svolta questa mattina nell'Aula magna, secondo il tradizionale cerimoniale e alla presenza del presidente della Camera, Fausto Bertinotti che nel pronunciare l’intervento di chiusura ha definito i settecento anni dell'ateneo perugino un “deposito di storia e di cultura”. Pur non nascondendo le difficoltà legate al venir meno di risorse finanziarie, è un bilancio positivo quello che ha tracciato per l'anno accademico 2006-2007, il rettore, Francesco Bistoni, nella sua relazione inaugurale. Un anno in cui l'ateneo ha privilegiato la ricerca scientifica, destinando a questa ultima, complessivamente, una somma non inferiore a 110 milioni di euro. Particolare attenzione è stata riservata all'istituto del dottorato di ricerca che conta attualmente 99 corsi, mentre nell'anno in questione hanno usufruito della borsa di studio 102 dottorandi. Nella sua relazione Bistoni ha ricordato che tra il 2006 e il 2007 gli studenti iscritti alle numerose tipologie formative dell'ateneo sono stati 34 mila 380 (di cui 13.895 provenienti da fuori regione), rispetto 34 mila 128 dell'anno accademico precedente. Gli stranieri sono stati 1.418, dei quali 993 di Paesi comunitari e 425 extracomunitari. Gli studenti iscritti nella sede di Terni sono stati, invece, 2.704. Le nuove immatricolazioni sono passate da 5.125a 5.699 con un incremento pari al 12%. Diminuito considerevolmente il numero dei fuori corso, dato in controtendenza rispetto alle stime nazionali. Nell'ultimo anno accademico, inoltre, sono stati attivati complessivamente 138 corsi, 78 di laurea triennale e 60 di quelle specialistiche o magistrale. Attivati anche dieci corsi di perfezionamento e 28 master. Nell'ambito del 'Lifelong Learning Erasmus' l'ateneo perugino ha stipulato 311 accordi bilaterali e 65 convenzioni con università europee ed extra-europee che si sono tramutati in una mobilità studentesca costituita da 433 studenti in uscita e 426 in entrata. “Dalle celebrazioni del settimo centenario - ha detto Bistoni - ci attendiamo una riflessione che ci permetta di progettare una università in grado di essere al passo con i tempi, di intercettare e, se possibile, guidare il futuro”. Di università come “luogo della ricerca della verità aperta al confronto e al dialogo ma senza presunzione di possedere la verità” ha parlato anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti che ha ribadito il valore della ricerca scientifica “come strumento fondamentale della convivenza umana”, sottolineando la “necessità”, per la stessa ricerca, di “avvertire il senso dei propri limiti”. Secondo Bertinotti, inoltre, “il sistema politico ed istituzionale dovrebbe rivolgersi alla scuola ed alla ricerca con un atteggiamento autocritico”, ed in Italia sarebbe il momento di “risarcire certe esperienze di alto livello educativo, riconoscendone tutto il valore e riprogettando con il loro contributo l'intero sistema scolastico, dalle elementari all'università”. Bertinotti ha anche ricordato che proprio quest'anno cade il 60mo anniversario della Costituzione italiana, osservando che “i suoi articoli 1 e 3 stanno da qualche tempo subendo qualche ferita”. Per Bertinotti, “la precarietà non è solo una questione economica: è una malattia sociale con effetti negativi sui modi di essere, perché se si ruba il futuro ad un'intera generazione, c'è il rischio concreto che la crisi sociale possa avvitarsi”. La precarietà del lavoro “insidia profondamente e contraddice” il dettato della Costituzione, secondo il quale non solo l'Italia “è una Repubblica fondata sul lavoro” (art.1), ma occorre anche “rimuovere le cause che impediscono il libero sviluppo della persona umana” (art.3), ha ribadito il presidente della Camera, per il quale “nel lavoro la ferita più grave” resta quella degli incidenti. Condividi