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di Franco Calistri In questi ultimi anni Perugia ha conosciuto una abnorme crescita delle grandi volumetrie commerciali ed edilizie nei quartieri e nelle aree periferiche, che ha prodotto uno sconvolgimento dei tradizionali insediamenti. Questa espansione si è tradotta in una “cementificazione” di vaste aree del territorio (cementificazione tra l’altro avvenuta su una rete viaria e infrastrutturale rimasta immutata a quella di tanti anni fa) che ha avuto come conseguenza una progressiva desertificazione del centro storico. Cementificazione delle periferie e desertificazione del centro storico rappresentano due facce di una stessa medaglia che induce perdita di identità e disgregazione sociale, favorisce la speculazione edilizia e la pura rendita finanziaria, contribuendo, assieme ad altre tendenze di carattere più generale, ad acuire i problemi della città. Occorre arrestare questo processo e cominciare ad invertire l’espansione esterna e la corrispondente desertificazione del centro storico e del nucleo urbano. E' necessario, pertanto, la politica urbanistica della città cambi significativamente orientamento e assuma come criteri generali: a. la sospensione per cinque anni nel rilascio di concessioni per la realizzazione di nuove grandi superfici di vendita e gestione del PRG nel senso di scoraggiare nuove grandi volumetrie; b. l'affermazione del principio della precedenza per strade e infrastrutture sulle nuove costruzioni; c. la priorità al recupero e alla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente; d. lo sviluppo, specie nel centro storico e nel nucleo urbano, dei programmi di edilizia pubblica; e. un uso selettivo dell’ICI e delle imposte comunali e incentivi per le ristrutturazioni a carattere familiare e il recupero delle zone degradate; f. la lotta al caro affitti e all’alto costo degli appartamenti e piani e programmi per il reinsediamento abitativo delle famiglie nelle aree a particolare rischio disgregativo e si pensi, in particolare, ad un piano straordinario per la casa alle giovani coppie,anch’esso prevalentemente localizzato nel centro storico e nel nucleo urbano. Al tempo stesso va previsto l'utilizzo di alcuni contenitori presenti nel centro storico che si andranno liberando o lo sono già (vedi Lilli) per insediarvi attività di carattere sociale rivolte sopratutto ai giovani. In questo contesto un modo nuovo di guardare il centro storico potrebbe costituire la “chiave” per guardare in modo nuovo tutta la città. Bisogna passare dall’idea del centro che va venduto, che ha caratterizzato l'uso del centro storico in questi ultimi anni, a quella del centro che va vissuto. Questo non vuol dire smettere di fare del centro un'attrattiva turistica e, quindi, una fonte di risorsa economica, ma anzi si tratta di esaltare queste caratteristiche con l’immissione della vita civile e della aggregazione sociale, le uniche, tra l’altro, in grado di marginalizzare criminalità e violenza e quindi di restituire quella “vivibilità” della cui assenza oggi ci si lamenta. Condividi