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In un comunicato stampa la coordinatrice politiche di genere del PRC-Umbria Adelaide Coletti sottolinea l'importanza della Rete delle donne e ne ricorda il proficuo operato dei mesi scorsi come stimolo per un futuro ancora più attivo e centrale per tutta la politica umbra. La Rete delle donne nasce dalla consapevolezza che la possibilità per il movimento delle donne umbre di poter scrivere pagine importanti di un rinato protagonismo femminile e femminista nello scenario politico e sociale della nostra regione passa per la costruzione di occasioni di confronto, di elaborazione, di un luogo partecipato da molteplici soggettività e trasversale rispetto a organizzazioni politiche, istituzioni, realtà associative e di movimento. La Rete si è costituita in un periodo di forte ripresa delle mobilitazioni femministe su scala nazionale organizzando a Perugia presso la Sala dei Notari un’assemblea in cui quattrocento donne di diverse generazioni si sono confrontate su cosa significa ancora oggi difendere la 194 e con essa il diritto all’autodeterminazione e la laicità dello stato, iniziativa che ha portato alla mobilitazione della rete alla manifestazione nazionale di Usciamo dal Silenzio. La Rete ha poi proseguito la propria attività con incontri periodici che hanno portato all’organizzazione di un' assemblea presso la Sala della Partecipazione del Consiglio regionale in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne del 25 Novembre 2006. Per l’occasione sono intervenute al dibattito numerose rappresentati umbre dei diversi livelli istituzionali , il confronto si è attestato sulla necessità di imprimere un radicale cambio di strategie per contrastare il fenomeno della violenza maschile sulle donne sia a livello nazionale che a livello locale ; si è aperto dunque per la prima volta il ragionamento sulla necessità di un modello regionale d’intervento. Nel 2007 la Rete ha proseguito il proprio percorso con una serie di incontri che hanno portato alla definizione di un documento di adesione unitario alla manifestazione nazionale che si è tenuta a Roma il 24 novembre contro la violenza maschile sulle donne, una mobilitazione il cui risultato politico ( polemiche sterili a parte) è straordinario: 150 mila donne e ragazze sono scese in piazza con un corteo femminista, antirazzista che ha denunciato il familismo imperante , le politiche securitarie. Questa l’attività fin qui svolta della rete che ben esplicita il fine di questo soggetto coincidente con il suo stesso metodo di lavoro: valorizzare il pensiero della differenza, la pratica di relazione, più in generale i saperi delle donne diffusi non solo nelle organizzazioni politiche ma anche nelle professioni, nlla società. E’ anche grazie alla capacità propositiva, d’elaborazione di questo soggetto che donne dei partiti, delle istituzioni sono riuscite ad aprire il dibattito sulla violenza sessista nei propri ambiti di riferimento -prevalentemente tutti maschili- e a proporre modelli di intervento. Mi riferisco ad esempio al documento formulato dal Forum Donne PRC che è stato sottoscritto dalle donne dei partititi di centrosinistra e dalle tre sigle sindacali, in cui tracciamo le linee guida di una necessaria legge regionale che affronti la violenza maschile sulle donne in modo organico: attraverso la creazione di una rete realmente integrata dei servizi, la costruzione di percorsi educativi nelle scuole alla relazione al rispetto delle differenze, la formazione adeguata per tutti quegli attori sociali che hanno a che fare con il tema della violenza, un incremento significativo dei finanziamenti alle realtà che si fanno carico del tema della violenza sulle donne e istitutiva di un centro antiviolenza, vorrei ricordare a proposito che l’Umbria è una delle poche regioni che non gode dei servizi offerti da queste strutture. Per realizzare questi progetti, nel modo più corrispondente possibile alle reali e urgenti esigenze e soprattutto per realizzarli in tempi umani, sarà determinante la capacità della rete di fare massa critica ,di essere motore propulsivo di una ricomposizione della frattura tra la politica di palazzo e il paese reale fatto di persone sessuate, un paese fatto di donne e uomini in carne e ossa con esperienza di vita e bisogni diversi. Come donna, molto più militante, che dirigente di una partito della sinistra ho il dovere primario di investire su questo soggetto. Credo che lo stesso dovere venga percepito dalle poche donne presenti a vario titolo nella politica umbra e sostengo ciò anche a fronte del fatto che necessitiamo di più donne in politica ma soprattutto di più politica delle donne. Le nuove esclusioni femminili dal mercato del lavoro, la quotidiana violenza che si consuma sul corpo e sulla mente delle donne, e in generale la regressione sul piano dei diritti rende impellente costruire una democrazia che non sia più “zoppa” di un genere, il che significa lavorare affinché le donne impegnate in politica non siano più costrette a liberarsi del loro essere donne, donne come soggetto politico a pieno titolo. Condividi