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PERUGIA - Dagli esami svolti sul reggiseno di Meredith Kercher - la studentessa inglese uccisa a Perugia lo scorso 1 novembre - emerge che i profili del dna presenti sono soltanto di Rudy Hermann Guede e di Raffaele Sollecito, oltre, naturalmente, a quello della vittima. Secondo gli inquirenti, dunque, le analisi scientifiche fin qui effettuate non confermano la voce, riportata da alcuni media, soprattutto britannici, secondo cui sull'indumento della ragazza sarebbero stati isolati altri due profili di Dna che non apparterrebbero ne ai tre giovani in carcere (oltre a Rudy e Raffaele, Amanda Knox), ne a Patrick Lumumba Diya, il quarto indagato, che però è libero e completamente scagionato. Quanto ad Amanda Knox, la madre della ragazza ha fatto sapere che la giovane americana sta abbastanza bene, ma che soffrirebbe molto “per il fatto di trovarsi chiusa in una cella sapendo di essere completamente innocente”. Edda Mellas, in un'intervista rilasciata a “Panorama” e pubblicata nel numero che sarà in edicola domani, afferma anche che “Le manca moltissimo la sua famiglia e non riesce proprio a capire perché debba subire tutto questo non avendo fatto niente di male” Per la madre, Amanda “è stata sempre coerente nel dire la verità, tranne che la sera in cui è andata spontaneamente in questura per tentare di essere d'aiuto. In quella circostanza è stata interrogata per una notte intera e parte del giorno successivo, senza un legale né un traduttore professionista”. Secondo la madre, Amanda “era terrorizzata: le dicevano che in qualunque caso sarebbe andata in carcere per 30 anni, le hanno gridato addosso e l'hanno minacciata”. Subito dopo quella “situazione orribile - conclude la madre - lei ha ricominciato a dire la verità, che era la versione originale del racconto di quella notte”. Condividi