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PERUGIA - “Non è mutato il quadro politico, né la mia posizione a suo tempo espressa in questa aula: sono un uomo di centro che preferisce l’alleanza con la sinistra”. Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio provinciale, il presidente Giulio Cozzari, stimolato ad intervenire da un ordine del giorno del capogruppo di An Bruno Biagiotti con il quale si chiedeva di aprire un dibattito su quanto dichiarato dallo stesso Cozzari nella conferenza stampa del 26 giugno 2007, è tornato a precisare le proprie scelte politiche a seguito della comparsa sulla scena del Partito unico democratico. ”Nel ’99 – ha ricordato il presidente, ricostruendo il suo percorso politico-istituzionale – come esponente del Ppi fui eletto a capo della coalizione di Centro-sinistra; con la nascita della Margherita sono rimasto dentro a questo partito sempre come Popolare. Successivamente, la scelta della Margherita di confluire nel Pd non mi ha convinto, ed io sono rimasto sulle mie stesse posizioni iniziali. Tuttavia – ha concluso Cozzari – il programma a cui ho lavorato e mi sono presentato agli elettori rimane per me valido e continuerò a rispettarlo”. Scontate le posizioni del centro destra, espresse dallo stesso Biagiotti, oltre che da Giovanni Ruggiano (An) e Ivo Fagiolari (Fi), che hanno puntato la loro attenzione soprattutto sulla “critica velata” espressa nei confronti di Cozzari, forse per ragioni tutte interne al PD, ma anche per difficoltà di relazione fra il presidente e la sua coalizione. Di tutt’altro avviso, naturalmente, il capogruppo del Pd Lazzaro Bogliari, secondo il quale la cosa fondamentale è che si arrivi alla chiusura del mandato amministrativo nel rispetto degli impegni presi con l’elettorato. “Con il presidente Cozzari – ha sostenuto Bogliari – c’è un confronto corretto; rispettiamo le sue posizioni; non lo vogliamo contrastare nel suo compito istituzionale in quanto abbiamo ricevuto da lui le giuste garanzie che gli impegni assunti con il programma elettorale saranno mantenuti”. Per Stefano Ceccarelli (Pdci) invece potevano sussistere gli estremi per ritirare l’ordine del giorno in discussione. In ogni caso il documento è stato respinto con 12 voti contrari, 6 favorevoli e 2 astensioni. Condividi