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PERUGIA - Conclusioni sorprendenti e che mettono in discussione le poche certezze che parevano sin qui acquisite sul caso della studentessa inglese uccisa a Perugia: la morte di Meredith Kercher può essere collocata in un range più ampio rispetto a quello indicato inizialmente che parlava di un intervallo tra le ore 22 e le ore 24 della notte tra il primo e il due novembre scorso e, soprattutto, non risultano segni evidenti di violenza sessuale. Vanno in questa direzione alcune delle conclusioni del consulente Luca Lalli, nominato dal pubblico ministero Giuliano Mignini nell'ambito delle indagini sulla morte della studentessa inglese uccisa nella sua abitazione di Via della Pergola. Il perito al momento tende quindi ad escludere l'ipotesi della violenza sessuale, della quale non sarebbero emersi elementi. Violenza che comunque non può essere del tutto esclusa (circostanza ancora al vaglio degli investigatori impegnati nella ricostruzione delle modalità dell' omicidio) perché' la studentessa potrebbe essere stata comunque costretta ad un rapporto sessuale contro la sua volontà. La relazione del consulente del pm non è stata ancora depositata ma, oggi pomeriggio, il perito si è incontrato con i colleghi nominati dalle parti ai quali ha esposto le conclusioni dell'attività da lui svolta. Conclusioni che, una volta depositate, potranno essere messe a disposizione anche dei periti nominati dal gip, Claudia Matteini, nell'ambito dell'incidente probatorio fissato per il 19 aprile prossimo. Accertamento volto a stabilire l'epoca e la causa della morte della giovane studentessa, l'eventuale violenza sessuale e la compatibilità tra il coltello sequestrato a uno degli indagati, Raffaele Sollecito, e la ferita al collo riportata dalla vittima. Il dottor Lalli già l'8 novembre scorso aveva presentato una pre-relazione nella quale sosteneva che Meredith era morta per uno shock metaemorragico da lesione al collo inferta con uno strumento vulnerante e che, sulla base dei rilievi relativi alla digestione, era possibile indicare che la morte si era verificata alle 23.00, con uno scarto minimo e massimo di un'ora. In base agli ultimi elementi invece, anche se l'orario rimane compatibile con quello dato inizialmente, cambiano i margini che sembrano essere più ampi. Maggiori chiarimenti in merito alla causa della morte della studentessa inglese sarebbero arrivati anche dagli elementi forniti dai dati istologici e tossicologici a disposizione del consulente del pm, grazie ai quali è stato possibile fornire precisazioni ulteriori rispetto a quelle emerse nella pre-relazione. Anche se la morte rimane riconducibile alla lesione riportata sul collo, la vittima, prima di morire, avrebbe inalato il suo stesso sangue aggiungendo un elemento di soffocamento. Condividi