di Claudio Grassi
Il dado è tratto. Finalmente, nella delicata contesa elettorale europea, abbiamo un simbolo elettorale attorno al quale raccogliere consenso per la lista comunista e anticapitalista. Qualcuno (che non ci ama) ha sottolineato la presenza grafica della falce e del martello, così come le espressioni "comunista" e "anticapitalista" nella definizione della lista medesima, per lasciar intendere che tutto ciò rinvia a vecchi e ormai vuoti slogan, a obsolete simbologie. Sono gli stessi che hanno mimetizzato o addirittura censurato l'importante dichiarazione di Pietro Ingrao il quale, nel contesto di un'intervista a L'Unità , ha annunciato il suo voto a Rifondazione Comunista.
Eppure, dovrebbe far riflettere - anche e soprattutto a sinistra - non semplicemente l'autorevolezza di tale presa di posizione, ma anche la sintetica argomentazione con cui essa è stata motivata. Non si tratta - sostiene Ingrao - di essere d'accordo su tutto: e, in effetti, egli non condivide parte di ciò che noi diciamo. Ma il punto per lui dirimente è che oggi è «essenziale la presenza a sinistra di un soggetto politico organizzato»; e che, se c'è da discutere, è bene che lo si faccia «dentro la struttura di un partito, di un soggetto politico ben "formato"». Le forze organizzate - aggiungiamo noi - non si inventano; né possono essere costituite confidando in imprevedibili (e improbabili) sviluppi del quadro politico. Tanto meno è ragionevole predicare l'unità spaccando quel che c'è di già "formato" e aggregando ciò che c'è di eterogeneo.
A tali considerazioni dovrebbero certamente indurre la logica e il buonsenso. Ma, soprattutto, esse dovrebbero essere imposte dalla gravità dell'attuale congiuntura e dall'urgenza delle risposte che questa richiede.
La lista comunista e anticapitalista ed il suo simbolo nascono precisamente per tentare di metterci all'altezza della suddetta urgenza, per far balenare un'alternativa concreta e possibile all'ordine (o, se si vuole, al disordine) costituito, per offrire una sponda e una speranza a quanti oggi - e purtroppo, sempre di più, domani - subiscono i colpi della crisi.
Lo diciamo con nettezza ai nostri malevoli critici, a coloro che vogliono strumentalmente descrivere la nostra impresa politica come una sorta di residuo del passato.
"Anticapitalismo", lungi dall'essere un'espressione logora, una giaculatoria ripetitiva e ormai priva di contenuto reale, rappresenta al meglio il condensato di un programma politico che, sulla scia di una analisi della crisi intesa come strutturale disfunzione del modo di produzione vigente, riesce anche ad indicare non degli esangui palliativi ma delle concrete misure di tutela della nostra gente. Tutto sta ad avere o meno la forza e il coraggio di toccare privilegi e interessi potenti.
E' in tal senso che, ad esempio, la suddetta espressione si collega oggettivamente alle parole d'ordine dell'Onda, a quel prodigio di sintesi che studenti e insegnanti rovesciano sul governo quando urlano: "Noi non vogliamo pagare la vostra crisi".
E' appunto questa cornice generale - analitica e programmatica - entro cui si riconoscono le forze promotrici della lista comunista e anticapitalista, che distingue quest'ultima da cartelli raccogliticci e approntati in tutta fretta per tentare il superamento della soglia elettorale del 4%.
Non a caso, chi sarà candidato con la nostra lista, quale che sia la matrice di provenienza - che militi nel PRC o nel PdCI, che faccia parte di Socialismo 2000 o dei Consumatori Uniti, che operi in strutture associative o di movimento, oppure sia esponente di vertenze territoriali o di lavoro - farà riferimento alle opzioni ideali e agli obiettivi programmatici che hanno contraddistinto in questi anni le battaglie politiche del GUE, acronimo di Gauche Unitarie Europeenne (Sinistra Unitaria Europea): ossia del gruppo parlamentare entro cui confluiscono, a livello europeo, i partiti comunisti e le forze anticapitaliste e progressiste.
Tale raggruppamento ha condotto un duro corpo a corpo con la maggioranza liberista di Bruxelles: misurandosi con le forze del centro-destra, ma anche con quelle interne al PSE, al gruppo socialista.
Collocati in termini inequivoci alla sinistra del PSE, i deputati del GUE hanno contrastato, direttiva dopo direttiva, gli accorti bipartisan che sin qui hanno contribuito a costruire l'impianto politico e istituzionale di questa Europa liberista e antipopolare.
In modo altrettanto netto, la nostra lista si propone di rafforzare la sinistra anticapitalista del GUE, all'interno del Parlamento Europeo e, in questo modo, offrire la prospettiva di un'altra Europa, un'alternativa di giustizia sociale e di pace a quanti ritengono che non sia questo l'unico mondo possibile.
La coerenza non è un optional; e nella coerenza di tale impostazione sta la nostra forza, la forza di una lista che comunque vogliamo concepire aperta al contributo di tanti compagni di strada.
Essa non esprime la chiusura compatta di un partito, ma non è neanche espressione di un mero cartello elettorale.
Ci rivolgiamo con serietà agli elettori proponendo un'unità di azione a partire da un comune denominatore, da una comune progettualità politica: comunista e anticapitalista.
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