di Daniele Bovi
La prima giornata di votazioni per eleggere il successore di Mauro Tippolotti sullo scranno più alto di palazzo Cesaroni si è svolta come da copione. Per il democratico Fabrizio Bracco la giornata dell'incoronazione sarà quella di domani. Oggi infatti per eleggere il presidente era necessaria una maggioranza qualificata pari ai 4/5 dell'assemblea. Vista l'impossibilità di raggiungere la soglia, si è sparato “a salve” per lanciare messaggi e avvertimenti, manco tanto in codice.
Facendo parlare i numeri, le votazioni della mattinata hanno detto questo: a Fabrizio Bracco sono andati 18 voti nella prima, 15 nella seconda e 16 nella terza (ne servivano 24 per essere eletto). Da domattina, basterà la maggioranza semplice (16 consiglieri su 30). Alla prima votazione di stamani ha partecipato anche la presidente della giunta, Maria Rita Lorenzetti, che ha poi dovuto abbandonare la seduta per raggiungere Roma, dove sono in corso i lavori della conferenza dei presidenti delle Regioni sul piano casa. I partecipanti alla prima votazione erano dunque 29 (era assente Enrico Sebastiani, Pdl): 18 voti - come detto - sono andati a Bracco (i consiglieri del centrosinistra sono 19) e le schede bianche sono state undici. Nella seconda votazione, con Bracco fermo a 15 voti, le bianche sono aumentate a 13. Nella terza, Bracco ha preso 16 voti, le bianche sono state dieci ed un voto ciascuno è andato a Rossi (Pd) e Fronduti (Pdl).
Cercando ora di interpretare i numeri, tra le fila dell'assemblea ci sono stati due o tre franchi tiratori che alla giunta e alla maggioranza hanno voluto inviare dei segnali. Escludendo che si annidino tra i cespugli della parte destra dell'emiciclo, i vietcong stanno dalla parte sinistra e potrebbero essere individuali nelle componenti più piccole. Il messaggio, in sostanza, è questo: “Ci sentiamo sottodimensionati, poco rappresentati. Qualcosa in cambio del sì su Bracco lo vogliamo”. Così, tanto per riequilibrare e per non offrire in pasto all'opposizione l'immagine di una maggioranza che non riesce a compattarsi come un sol uomo sul nome del nuovo presidente.
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