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di Giacomo Antonelli MONTE CASTELLO DI VIBIO - Non poteva essere altrimenti, un’iniziativa splendida del Comune di Montecastello di Vibio realizzata con l’ausilio della Unitrè guidata da Giuliana Sabatta, a quasi trentun anni dalla scomparsa di Aldo Moro, uno degli esponenti più illustri della Democrazia Cristiana di un tempo, un uomo costretto a subire sgarberie, violenze gratuite, cattiverie sotterranee e tradimenti. Una storia complicata, vicende ancora irrisolte, ritrosie di un partito che sembrò essere incurante della sorte alla quale Aldo Moro era stato predestinato. L’introduzione iniziale del Sindaco di Montecastello Roberto Cerquaglia non poteva che essere squisitamente fondata su ricordi sfocati per questioni prettamente anagrafiche, “ero molto giovane, però ricordo ugualmente quel giorno in cui la notizia del ritrovamento del corpo di Aldo Moro senza vita fu propagata da televisione, radio e giornali, non dimenticherò mai il pianto delle maestre di scuola, amareggiate per la scomparsa del due volte Presidente del Consiglio”. Oggi sempre più schiacciati da parole esenti di significato, in un degrado provocato dalla rinuncia a combattere dolori ed ingiustizie della collettività, risulterebbe più semplice arrendersi, smettere di lottare, un ragionamento legittimo ma del tutto errato. Maria Fida Moro ha voluto discutere e far riflettere gli ospiti del Teatro Concordia di come nel corso degli anni ci si sia avviati verso un peggioramento globale del mondo, “a diciassette anni io ed i miei coetanei custodivamo degli ideali, era l’epoca del New Deal, delle rivolte contro la Guerra del Vietnam, Kennedy ed apertura di Krusciov, della Primavera di Praga, ho come l’impressione che oggi dove tutto è peggiorato, non si faccia nulla per sovvertire la pessima cornice in cui viviamo”, ha spiegato la relatrice. La politica, ha poi aggiunto Maria Fida Moro, è frutto e provocatrice dei mali del mondo e come ricordava sua mamma, ogni paese ha i governanti che si merita. I “grandi” della Storia insegnano lezioni del senso della vita, bellezze nascoste non evidenti e sbandierate. Nella parte finale Maria Fida Moro ha voluto deliziare la platea leggendo la prefazione di suo figlio Luca Moro, preannunciato come presente all’iniziativa alla quale non ha potuto partecipare per problemi fisici, al suo libro “Nuvole rosse su una trincea invisibile” , anche il nipote di Aldo, ha scelto di ricordare quel nonno così celebre, così eroico, eppure così ingombrante. Quel personaggio che nelle sue lettere dalla prigionia scriveva all’allora bambino Luca, quasi riconoscesse in lui quel futuro che gli sarebbe stato tolto per sempre. Condividi