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In una fase di dispiegamento ed egemonia delle politiche securitarie, razziste, sessiste e omofobiche, caratterizzata da una crisi strutturale del sistema neoliberista che crea insicurezza, precarietà sociale e paura per il futuro e nonostante le ondate reazionarie e neoconservatrici che puntualmente iniziano il loro percorso proprio con il tentativo di controllare i corpi e minare la libertà di noi donne per poi sferrare l'attacco a tutte le differenze, ancora oggi il femminismo è pensiero e pratica politica in essere. L'attenzione alla relazioni immediate e concrete, unita alla flessibilità delle strutture, alla circolazione del sapere hanno fatto del femminismo un modello a cui è necessario guardare per poter ricomporre le tante immagine frammentate del sociale. In particolare è dalla campagna referendaria contro la legge 40 che il Forum donne Prc di Perugia è stato movimento reale nel senso che ha attivato relazioni e iniziative con le altre donne su questioni che sono il cuore della politica: corpo, sessualità, laicità, autodeterminazione, diritto alla salute, stato sociale, precarietà di vita e di lavoro. Una lunga serie di iniziative in cui le compagne hanno messo a disposizione la propria capacità organizzativa e d'elaborazione nell'individuazione di un progetto più ampio: la costruzione della Rete delle donne, che è nata proprio dalla consapevolezza della necessità di favorire la rinascita di un movimento delle donne in grado di poter scrivere pagine importanti di un rinato protagonismo femminista nel nostro territorio. Dalla pratica politica, quotidiana e faticosa, di donne che sono in relazione tra loro ci siamo riprese lo spazio pubblico della città proponendo altri concetti e ordini del discorso, e in modo prioritario abbiamo saputo creare contesti, luoghi di elaborazione e confronto, che hanno permesso una ricchezza di scambi impensabili nei contesti abituali; una rete come trama di relazioni in cui donne con saperi, percorsi di vita diversi riescono a produrre proposte di azioni e modalità di decisione condivisa a partire da pratiche differenti. Da questo intenso percorso proviene la realizzazione del centro di prima accoglienza per le donne vittime di violenza dedicato a Barbara Cicioni, la ragazza di Marsciano uccisa all'ottavo mese di gravidanza del cui femminicidio l'unico imputato è il marito. Il discorso pubblico-mediatico sulla violenza maschile sulle donne è profondamente mistificatorio, dalle pagine dei quotidiani nazionali a quelli locali, si consolida insieme ai discorsi sullo straniero, sulla marginalità, in una specie di "esternalizzazione" del problema, per cui invece che affrontare il cuore del problema stesso, ovvero la relazione tra i generi, si parla d'altro: legalità, ordine pubblico, sicurezza, immigrazione. La donna da soggetto di diritto e autodeterminazione diviene oggetto di diritto e normazione di uno stato padre-padrone che si arroga il diritto di proteggerla con soluzioni emergenzialistiche di stampo repressivo che recepiscono e al contempo fomentano il pesante retaggio patriarcale così diffuso nella nostra società. Attraverso assemblee, iniziative politiche e culturali il movimento femminista di Perugia ha posto all'attenzione pubblica la questione della violenza maschile sulle donne come fenomeno strutturale della società, frutto di un potere relazionale storicamente diseguale tra l'uomo e la donna, e dunque come uno dei principali meccanismi sociali attraverso il quale le donne sono costrette ad occupare una posizione subordinata rispetto all'uomo, sia nella sfera privata che in quella pubblica. Il Centro Barbara Cicioni, a cui partecipano numerose associazioni di donne, si muove nell'orizzonte teorico-concettuale e nel solco dell'esperienza ormai pluridecennale dei centri antiviolenza del nostro paese e si avvale dell'importante supporto di Differenza Donna. Violenza fisica, sessuale, psicologica, economica che nella stragrande maggioranza dei casi avviene ad opera di un uomo "vicino", ma anche violenza istituzionale, sistemica perpetrata attraverso politiche di privatizzazione dei servizi, precarizzazione del lavoro, attraverso interventi "etici" che riportano la donna alla dimensione di contenitore biologico, di soggetto controllabile. Le donne sono al centro del cerchio di massimo sfruttamento innescato dal neoliberismo e ora dalla sua crisi: migliaia le lavoratrici che in questi mesi hanno perso o perderanno il lavoro. Da sempre ci vengono proposti lavoro più precari, meno qualificati e sottopagati, ora siamo ricacciate nel chiuso delle mura domestiche costrette a dipendere sempre da qualcuno. In questo scenario, da anni ormai a Perugia come in molte altre città italiane, si stanno ricostruendo e costituendo rete femministe, costruttrici di un immaginario sociale altro, soggetti della trasformazione che operano nella materialità dei conflitti. In un bel saggio, L'in/differenza del potere, ragionamenti d'altro genere , l'autrice Silvana Sonno - una scrittrice perugina che destinerà i proventi dell'opera al Centro Barbara Cicioni - afferma: «Non ho esperienza da giocare se non quella maturata in una comune esperienza di vita». Questa semplice frase svela il senso profondo dell'agire la differenza e del progetto del centro, un servizio di donne per le donne che reagiscono costruendo forme di mutualismo e di scambio basato sulla reciprocità e il dono. Adelaide Coletti responsabile Laicità, Nuovi diritti, Differenze della federazione Prc di Perugia Paola Palazzoni e Francesca Giusino Forum donne Prc, Perugia Annalena Stocchi Nidil Cgil, Perugia Condividi