PERUGIA - La congiuntura economica internazionale non permette passi falsi. Perugia deve guadagnare posizioni in termini di Pil e qualità della vita, e quindi investire in maniera seria sullo sviluppo economico sostenendo lavoratori e imprese in difficoltà e promuovendo progetti utili, ad alto tasso tecnologico, con buona spendibilità sul mercato. È quanto è stato detto nel corso del seminario di oggi che si è svolto all’Hotel Brufani di Perugia organizzato da Wladimiro Boccali, candidato alla poltrona di primo cittadino della città.
Dal confronto, che è il terzo di una serie di appuntamenti accademico-istituzionali pensati per riflettere sulle esigenze di Governo cittadino, sono emersi una serie di spunti sui quali il candidato costruirà il suo programma amministrativo.
Oltre a Boccali, hanno preso parte al dibattito Lucio Caporizzi (Direttore della programmazione della Regione Umbria), Stefano Fassina (Direttore scientifico della rivista “Nuova economia nuova società”), Manlio Mariotti (Segretario generale Cgil Umbria), Andrea Sammarco (Segretario generale Camera di commercio di Perugia) e Giuseppe Capaccioni (Imprenditore).
“In primo luogo bisogna ricollocare Perugia al centro dell’Umbria”, ha spiegato Caporizzi, “concentrando gli investimenti per lo sviluppo economico sulla città capoluogo senza la pretesa di feudalizzare il resto del territorio regionale, ma con l’intenzione di far da traino allo sviluppo economico di tutta l’Umbria”.
A tale proposito il candidato si è impegnato a chiedere un tavolo con Palazzo Donini per ridefinire l’assegnazione delle risorse della programmazione dei fondi strutturali 2007-2013 a vantaggio di Perugia. Tuttavia i finanziamenti da soli non bastano. “Le due leve di sviluppo dell’economia cittadina”, ha ricordato Boccali,“sono il marketing territoriale e l’innovazione tecnologica. L’amministrazione, in questo contesto, avrà il compito di raccordare Università, le imprese e l’accesso al credito, diventando però molto più selettiva sui progetti ammissibili ai finanziamenti. Sarebbe opportuno promuovere solo idee di ampio respiro, che hanno una reale spendibilità sul mercato e una forte spinta innovativa”.
L’Umbria per la programmazione 2007-2013 si è vista assegnare un volume di risorse pari a quelle del settennio precedente, inoltre come ha ricordato Mariotti bisognerà imitare comuni come Reggio Emilia, Parma o Modena che hanno creato gruppi di lavoro ad hoc per realizzare progetti che oltrepassano la programmazione regionale e puntano direttamente a Bruxelles.
La progettualità di livello e la concertazione seria però devono andare di pari passo con due azioni di sostegno all’economia: aiutare i lavoratori precari che hanno perso il lavoro e le Piccole e medie imprese (Pmi) che hanno sempre più difficoltà di accesso al credito bancario. “Per i primi”, ha detto Fassina, “è urgente introdurre un assegno mensile di disoccupazione legato ad attività formative; per i secondi va potenziato da subito il fondo per la garanzia del credito bancario e per le controgaranzie dei Confidi”.
Secondo Capaccioni poi le Pmi “vorrebbero valorizzare i propri collaboratori e creare nuove forme di rete tra le imprese, sia a livello orizzontale sul territorio, sia al livello verticale con partnership con fornitori e clienti, ma sono spesso scoraggiate da obblighi burocratici e da una pressione fiscale mortificante”.
L’amministrazione comunale dovrebbe quindi oltre che agevolare forme di sostegno a lavoratori e imprese, e favorire l’alleggerimento dei processi burocratici, sviluppare la rete di relazioni, portare avanti i progetti più validi e innescare i finanziamenti. Facendosi aiutare per quanto possibile anche dagli altri enti pubblici. “La camera di commercio ha voluto dare segnali importanti alle imprese e agli amministratori locali”, ha ricordato Sammarco, “investendo sulle infrastrutture (2 milioni di euro), sostenendo le garanzie sul credito (1,2 milioni) accelerando i progetti che coniugano offerta turistica e sviluppo dell'artigianato e della manifattura (1 milione), sostenendo la formazione e il capitale umano (1 milione)”.
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