''Padrone incontrastato dell'Italia''. Anzi, dopo la fusione tra Forza Italia e Alleanza nazionale e la fondazione del Pdl, ''un Cesare senza un Bruto in vista''.
E' così che l'Economist dipinge il premier Silvio Berlusconi in un commento che sarà pubblicato nel numero in edicola domani. Il settimanale britannico scrive che da quando Berlusconi ''è tornato al potere l'anno scorso per la terza volta, l'opposizione si è sciolta come la neve delle Alpi alla fine dell'inverno''.
''In meno di un anno, i sindacati si sono divisi, il maggior partito di opposizione ha cambiato leader e, a causa dell'impatto della crisi economica in una società nella quale politica ed economia sono inestricabilmente intrecciate, Berlusconi ha raggiunto un immenso potere sui timorosi banchieri e imprenditori italiani''.
In questo quadro, è l'analisi dell'Economist, ''la trasformazione del Pdl da alleanza elettorale a partito vero e proprio rappresenta l'ultima pietra miliare nella sua trionfale avanzata''. Anche se ''il timore è che la Libertà contenuta nel nome del nuovo partito, altro non sia che quella di Berlusconi di fare tutto quello che vuole''. Per anni, il leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini è stato l' ''erede designato'' del Cavaliere. Una volta però diventato presidente della Camera, osserva il settimanale, ''è apparso un fiero, e per il premier esasperante, difensore del Parlamento''.
E' stato proprio lui infatti ad avvertire che il centrodestra rischia di cedere al ''cesarismo''. Ma dopo le ipotesi sul fatto che Fini potesse rappresentare ''l'alfiere del liberalismo dentro il Pdl'', nel suo discorso al congresso di scioglimento di An, ha ''inequivocabilmente sostenuto la leadership di Berlusconi''. Per adesso quindi, conclude l'Economist, ''il sempre sorridente e abbronzato tycoon dei media resta un Cesare senza un Bruto in vista''.
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