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Consigliere provinciale Prc Responsabile Dipartimento Ambiente e Beni Comuni della Segreteria regionale Prc Nella definizione dei programmi delle coalizioni di centro – sinistra che si candideranno alla guida delle città e delle Province umbre, il PRC sta dando un apporto costruttivo e propositivo, che speriamo venga raccolto. Ciò nella consapevolezza che i programmi, oggi più che mai, non sono espedienti tattici che si possono stiracchiare a piacere in nome di machiavellismi e piccoli cabotaggi, ma debbono rappresentare la base per dare risposte di qualità, chiare, efficaci e praticabili, ai bisogni della società. Un punto programmatico per noi irrinunciabile, sul quale misuriamo la reale volontà dei nostri alleati storici di proseguire il cammino assieme a noi, è quello della ripubblicizzazione del ciclo integrato delle acque. La Legge Galli del 1994 ha per prima aperto le porte all’esternalizzazione dei servizi nel campo della gestione delle acque; da allora, sui nostri territori si è andati alla formazione di consorzi interamente pubblici (in forma di società per azioni pubbliche) o misti pubblico–privati, con presenza di soggetti riconducibili a grandi e potenti multinazionali. Basti pensare che, nella società “Umbria Acque“, è presente fin dalla sua costituzione la ditta ACEA (attraverso CREA), partecipata a sua volta nell’anno 2008 dalla multinazionale francese “ SUEZ ENVIRONNEMENT “ nella misura dell’8.5 % del proprio capitale. La presenza, sia pur minoritaria, di soggetti privati nell’ambito delle società e dei consorzi di gestione delle acque, ha portato, assieme ad una concezione nettamente privatistica della gestione delle SPA pubbliche, a riflessi pesanti sulla vita dei cittadini–utenti, con rialzi consistenti delle tariffe, a fronte di miglioramenti non certo apprezzabili del livello complessivo del servizio: tanto per dirne una, le perdite che interessano la rete di distribuzione dell’acqua ereditata dai Comuni, non sono calate in misura proporzionale all’aumento dell’esborso pagato dai cittadini per le bollette più care. Contestualmente a questo processo strisciante di privatizzazione del servizio, si sono moltiplicati gli appetiti delle multinazionali e delle grandi aziende che svolgono attività di imbottigliamento di acque minerali. Forte è stato l’impegno del Partito, in tutte le sue articolazioni, nel difendere la lotta delle popolazioni gualdesi e nocerine nella difesa del Rio Fergia, oggetto delle mire di profitto dell’azienda IDREA. Forte è stato l’impegno del Partito, durante la breve esperienza dell’ultimo Governo Prodi, per affermare la moratoria su ulteriori concessioni ai privati della gestione del settore ( Legge 222 del 22 novembre 2007 ). L’attuale governo di centrodestra sta tentando di smantellare (e ci sta riuscendo) ogni correttivo, apportato col nostro fattivo contributo, alle spinte privatizzatici nel campo del bene comune acqua. Bene comune, non bene pubblico, in quanto la sua titolarità spetta all’umanità intera e necessita, come recita anche la proposta di Legge di iniziativa popolare sostenuta, tra gli altri soggetti, dal nostro Partito (con migliaia e migliaia di firme raccolte), di un governo pubblico e partecipativo, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale. Se è vero che la battaglia più importante su questa grande questione strategica si gioca a livello nazionale, è anche vero che, dai nostri territori deve arrivare una risposta forte prima che il quadro legislativo a livello nazionale cambi e porti alla mercificazione completa della risorsa acqua. Che fare, allora? 1 - innanzitutto, continuare a pretendere, come stiamo facendo con successo, che il principio della ripubblicizzazione del ciclo integrato delle acque entri nella definizione di tutte le piattaforme programmatiche che ci vedono protagonisti, assieme all’erogazione di una certa quantità d’acqua a prezzo politico o in forma gratuita venga garantita ad ogni cittadino, secondo i principi della Legge nazionale di iniziativa popolare 2 - battersi perché le quote private di minoranza dei soggetti gestori presenti nei nostri territori vengano eliminate, specie quando dietro ad esse si nascondono grandi aziende e multinazionali; 3 - dopo il buon risultato dell’aumento del canone di imbottigliamento, ottenuto in sede regionale dal nostro Partito, battersi perché le aziende di imbottigliamento e i soggetti privati presenti dentro le società di gestione del ciclo delle acque ( finchè essi saranno presenti ), versino ulteriori contropartite ( visti anche gli eccezionali margini di profitto ) destinate a progetti di risanamento ambientale e di abbattimento delle perdite sulle reti di distribuzione dell’acqua, che rappresentano uno spreco intollerabile. Con questi punti, chiari e precisi, possiamo tornare a qualificarci visibilmente come forza antagonista e alternativa, interprete dei bisogni della gente e possiamo incidere in maniera concreta sulle grandi scelte strategiche che interessano la società. Condividi