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“Ma che vòl dì?”. Giovedì mattina, di fronte alla sede della decima circoscrizione, c’è il mercato settimanale di San Sisto. E’ qui che bazzica e va a cerca di occasioni Perugia Due. Quella che molti chiamano Nuova Perugia. Una fetta di elettorato importante e alquanto composita che risulterà decisiva per eleggere il prossimo sindaco di Perugia. Proprio di fronte alla piazzetta del mercato campeggiano un paio di manifesti della campagna di Wladimiro Boccali. “Signora le piacciono?”. La risposta, in perugino, è quella che apre questo pezzo. La prima parte della campagna ideata dallo spin doctor di Boccali, ossia Marco Tortoioli Ricci, non sembra dunque aver particolarmente entusiasmato la signora. Più interessante, invece, è andare a vedere e analizzare le prime uscite pubbliche dei due candidati. Dopo aver letto e ascoltato ci si fa più o meno questa idea: Sbrenna mena come un mastro ferraio, colpisce alla pancia e solletica l’immaginazione; Boccali, diciamo, non entusiasma. Certo, il primo è all’opposizione da qualche era geologica e menare a destra e a manca risulta più facile e conveniente, mentre il secondo è il figlio illegittimo di Renato Locchi, il suo delfino. Il buon Wladimiro dunque non si può mettere a bombardare il quartier generale di cui fa parte da quando aveva i pantaloncini corti. Epperò. Sentite cosa ha detto Sbrenna domenica scorsa in occasione di un incontro elettorale: “La sinistra a Perugia ha allontanato i cittadini dalle istituzioni. Bisogna che il cittadino ritorni protagonista di scelte partecipate e non soggetto utile a pagare le tasse e le multe ai semafori”. Poi ha fatto intuire che i conti del Comune potrebbero far pensare a voragini tappabili solo con il munifico intervento di Berlusconi, “così come è stato a Roma”. Poi il vecchio democristianone sfida il senso comune sostenendo di essere “il rinnovamento e la chiusura con il passato”. Dopo ancora dice che il Comune in questi anni “è stato nemico e vessatore”. Parole forti e non buttate lì a casaccio. L’immagine che ne viene fuori è quella di un governo di satrapi adagiati comodamente da decenni sul loro potere, tutti intenti a soggiogare e spremere sadicamente il povero cittadino-limone. Che l’immagine risponda al vero o meno non importa. La campagna elettorale non è il momento delle verità. L’importante è che ci sia un’idea forte, qualcosa di efficace, un sogno da offrire agli elettori. Tanto per capire di cosa si parla, su Facebook c’è il gruppo di sostegno a Pino Sbrenna. Sentite cosa si dice nella descrizione ufficiale: “Finalmente abbiamo la possibilità di mandare a casa la sinistra perugina che da più di 60 anni occupa i palazzi del potere e che ha rovinato la nostra amata città. In molti a Perugia non ne possono più delle solite facce. E’ ora del riscatto perugino! E’ ora di aderire all’onda che spazzerà via una volta per tutte una sinistra sprecona e incapace di rendere sicura una città come Perugia”. Capito? C’è da montare a cavallo, sudare e impegnarsi per cacciare i mercanti dal tempio. Una specie di crociata per la riconquista di Gerusalemme. E dall’altra parte che si risponde, quali sono le armi che Boccali usa per non farsi cacciare dal tempio? Per farsi un’idea bisogna cliccare su www.wladimiroboccali.it, il sito ufficiale del candidato democratico. Sull’homepage da qualche giorno c’è un video, due minuti e 40 secondi, protagonista Boccali. E via allora col “grande percorso d’apertura”, il “benessere dei cittadini e delle imprese”, la “valorizzazione della cultura e dell’ambiente”, l’Università come risorsa”, “le donne e i bisogni degli anziani”, gli immancabili gggiovani, la Perugia “protagonista in Europa e nel mondo”, “l’ottica di sussidiarietà”. “Ottica di sussidiarietà” sembra una frase uscita dal dibattito di un cineforum anni Settanta. Il tutto con un tono di voce piatto e senza sussulti. Dopo 40 secondi si va in narcolessi. Insomma, il classico armamentario di sinistra condito con qualche spruzzatina di “futuro” e di obamiano “cambiamento”. E’ così dunque che si vuol rivitalizzare un elettorato democratico depresso come non mai, assediato da un sempre più solido blocco di consenso (è così che si diceva nel vecchio Pci) berlusconiano? E’ con l’ottica di sussidiarietà che si vuol gasare e far tornare a battere il cuore in petto al vecchio militante che ha da un mesetto perso l’ennesimo leader, che è passato da Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer a Franceschini Dario (a proposito qualcuno commentò che trattavasi di “involuzione della specie”)? Per chiudere, siamo di fronte al vecchio schema di una destra che parla alla pancia e di una sinistra che si rivolge ai cervelli? Può darsi, la campagna elettorale è solo all’inizio. La speranza è che nella seconda parte si intravveda un colpo d’ala. Condividi