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ROMA - Le tante voci circolate nei giorni passati circa i pesanti tagli di organico previsti dal ministero dell'istruzione hanno in larga parte trovato conferma. Il 40% di quelli riguardanti i docenti si realizzerà in quattro regioni meridionali: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Nel complesso oltre il 50% delle cattedre soppresse stanno nel Mezzogiorno, determinando un accanimento particolarmente accentuato nella scuola primaria (elementare), dove salteranno ben 2 cattedre ogni 3 complessivamente previste a livello nazionale. Un dato, questo, che conferma in pieno le preoccupazioni che erano state espresse dai sindacati che avevano da tempo denunciato la situazione di maggiore svantaggio che si sarebbe determinata per la scuola nel Meridione d'Italia. Un fenomeno particolarmente negativo a determinare il quale non c'entra per nulla l'invocato calo della popolazione scolastica che avrebbe dovuto determinare il cosiddetto organico di diritto, visto che le previsioni parlano per il prossimo anno di una diminuzione delle iscrizioni al Sud di 6.718 alunni e le cattedre soppresse saranno poco meno (per la precisione 6.141): vale a dire che ad ogni alunno meridionale in meno corrisponderà più o meno un insegnante in meno. In generale il taglio all'organico nella scuola primaria, che incide per quasi un terzo del taglio complessivo, colpirà soprattutto il cosiddetto tempo normale: le 24, 27 e 30 ore settimanali. Il tempo pieno di 40 ore viene risparmiato. A pagarne le conseguenze saranno quindi le realtà del Paese dove le lezioni pomeridiane alle elementari sono una specie di miraggio. Gli addetti ai lavori sapevano già che le classi di scuola elementare a tempo pieno al Sud sono soltanto otto su 100 mentre al Nord sono il 36 per cento. Stornare dai tagli le classi a tempo normale sarebbe equivalso a penalizzare le regioni del Sud. Ed è proprio quello che è avvenuto. Riepilogando i dati sono comunque questi: Su 9.967 cattedre di scuola primaria che salteranno 6.141 (pari al 62 per cento) si perderanno nelle otto regioni meridionali: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. L'effetto si attenua se si considera il taglio complessivo (su scuola primaria, media e superiore): su 36.854 cattedre tagliate 20.311 salteranno al Sud. Un effetto che la Flc Cgil considera "disastroso". Dati che si evincono dalle tabelle allegate al decreto interministeriale sugli organici per l'anno scolastico 2009-2010 che prevede complessivamente 37.000 tagli nell'organico di diritto e ulteriori 5.000 in quello di fatto, confermando quindi i 42.000 posti in meno decisi con la manovra Finanziaria, seppure con una 'uscita' in due fasi. In base al provvedimento - una bozza alla quale probabilmente verranno apportati nei prossimi giorni piccoli aggiustamenti - ci sarà una riduzione di quasi 10.000 insegnanti nella scuola primaria, oltre 15.500 alle medie e circa 11.350 alle superiori a cui si aggiunge un taglio di 245 presidi (per la riduzione delle autonomie scolastiche). Per quanto riguarda i docenti di sostegno il numero rimane sostanzialmente quello dell'anno scolastico in corso (circa 90.500 unità). A fronte di ciò si prevede un aumento di 4.120 alunni nella primaria e di 10.462 nella secondaria di primo grado mentre nella secondaria di secondo grado si registra una flessione di circa 26.700 studenti. Nel provvedimento (una ventina di pagine a cui sono allegate alcune tabelle) si sottolinea l'esigenza che le Regioni e gli Enti Locali vengano coinvolti nella fase di elaborazione del piano di assegnazione delle risorse alle singole province e anche per il prossimo anno saranno consentite compensazioni tra i contingenti di organico relativi ai diversi gradi di scolarità "anche nell'ottica, ove possibile, dell'estensione del tempo pieno". A questo proposito "l'organizzazione del tempo pieno è realizzata nei limiti dell'organico assegnato per l'anno scolastico 2009-2009" precisando che "le ore di insegnamento residuate dalla istituzione di classi con 24 ore e dalla presenza aggiuntiva di docenti specialisti per l'insegnamento della lingua inglese e della religione cattolica, nonché dal recupero delle ore di compresenza del tempo pieno, possono essere impiegate per ampliare l'offerta formativa della scuola" e dunque anche per una estensione del tempo pieno. Per quanto riguarda l'inglese potenziato, potrà essere autorizzato "compatibilmente con le disponibilità di organico" e "solo in assenza di esubero dei docenti delle seconde lingue comunitarie sia nell'ambito della scuola interessata che a livello provinciale". Condividi