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PERUGIA - "Da parte della famiglia Sollecito c'era intenzione di depistare e insabbiare le indagini. Volevano eliminare il personale che se ne stava occupando, sia dal punto di vista professionale, sia dal punto di vista personale". E' quanto ha riferito ieri in aula l'ispettore capo Oreste Volturno, della sezione omicidi della squadra mobile di Perugia, sentito come testimone nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher che vede imputati Raffaele Sollecito e Amanda Knox. In particolare l'ispettore Volturno ha fatto riferimento ad alcune intercettazioni telefoniche e ambientali da lui eseguite e che hanno interessato alcuni familiari della famiglia Sollecito, tra cui il padre, la sorella e lo zio di Raffaele. Secondo quanto riferito da Volturno in alcune di queste intercettazioni si faceva riferimento "a politici come Nania, Mastella e Formisano", citati da alcuni dei familiari come "persone a cui rivolgersi" in vista della decisione della Cassazione sulle ordinanze di custodia cautelare. L'investigatore ha quindi precisato che "agli atti delle indagini non risultano telefonate fatte a questi politici" e che quindi non risultano contatti diretti tra la famiglia Sollecito e questi ultimi. Condividi