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I dati parlano chiaro: la crisi economica che sta mettendo in ginocchio il Paese sta facendo sentire i suoi effetti in maniera sempre più drammatica anche nel territorio della provincia di Terni. Cala la produzione, crescono le imprese che fanno ricorso alla cassa integrazione, si riducono gli avviamenti al lavoro, mentre aumentano i lavoratori collocati in mobilità o comunque espulsi dal ciclo produttivo. Il quadro è stato delineato in maniera dettagliata nella conferenza stampa che la Cgil di Terni ha tenuto stamattina presso la sede della Camera del Lavoro provinciale. “Siamo preoccupati per le dimensioni e i caratteri che questa crisi sta assumendo – ha detto la segretaria generale Lucia Rossi aprendo la conferenza – questo perché è sempre più evidente come essa stia travolgendo tutti i settori in maniera trasversale e con una velocità allarmante”. I dati sulle liste di mobilità sono a riguardo molto eloquenti. Negli ultimi 4 mesi i lavoratori della provincia di Terni collocati nelle liste ex legge 236 (ovvero senza diritto ad alcuna indennità) sono stati 259, quasi quanti quelli inseriti negli 11 mesi precedenti (296). Poi, ci sono i dati “esplosivi” sulla cassa integrazione. Prendiamo il settore metalmeccanico, ad esempio, pilastro fondamentale per il tessuto industriale di Terni: qui il complesso di lavoratori interessati dalla Cassa integrazione ordinaria ammonta a 3.180 unità, su un totale di addetti (tra le aziende che hanno richiesto o attivato la Cig) pari a 4.848. Da questa cifra sono però escluse tutte le aziende che non hanno diritto alla Cassa integrazione ordinaria e attendono quella in deroga, i cui fondi, annunciati con enfasi dal governo, non sono ancora disponibili. Ci sono poi altri settori strategici per il territorio, come quelli della chimica, delle costruzioni, dei trasporti, dove le richieste di cassa integrazione interessano ormai quasi tutte le principali aziende. A fronte di questa situazione senza precedenti, la Cgil di Terni avanza una seria di proposte precise utili a salvaguardare il più possibile lavoratori e imprese. “Prima di tutto – ha spiegato ancora la segretaria Rossi - chiediamo all'Inps di adottare procedure molto più celeri per approvare la Cigo e al tempo stesso di individuare risorse per anticiparla ai lavoratori laddove non lo facciano le imprese. Poi – ha proseguito - c'è il problema delle dimissioni per giusta causa che molti lavoratori sono costretti a presentare a fronte del mancato pagamento degli stipendi da parte delle aziende”. Queste sono, secondo la Cgil di Terni, equiparabili a veri e propri licenziamenti e meritevoli pertanto dello stesso trattamento, con il riconoscimento della disoccupazione, della mobilità e, ove possibile, anche con il ricorso alla cassa integrazione in deroga. E a proposito di Cig in deroga, è fondamentale, secondo la Cgil di Terni che ad erogarla sia un soggetto unico, evitando sovrapposizioni tra livello nazionale e regionale. L'utilizzo dei contratti di solidarietà, quello “eccezionale” dei fondi interprofessionali e la possibilità di attivare accordi per la cassa integrazione di sito (soprattutto nei plessi industriali composti da diverse attività merceologiche), sono le altre richieste avanzate dal sindacato. “Noi non siamo né ottimisti né pessimisti – ha concluso Lucia Rossi - vogliamo solo guardare alla crisi in maniera trasparente per capire cosa accade oggi e cosa potrà accadere domani”. Ma la conferenza stampa della Camera del Lavoro di Terni è stata anche occasione per illustrare la campagna di mobilitazione che il sindacato sta portando avanti in vista della grande manifestazione nazionale in programma a Roma (Circo Massimo) il prossimo 4 aprile. “In provincia di Terni abbiamo già tenuto 288 assemblee e 19 volantinaggi – ha annunciato Luigino Mengaroni, segretario confederale della Cgil di Terni – mentre sono 70 i seggi aperti in tutto il territorio per consentire a lavoratori, pensionati e cittadini di esprimere il proprio parere sull'accordo separato del 22 gennaio sulla riforma del modello contrattuale”. E proprio a proposito di questo accordo, firmato da Cisl e Uil, ma non dalla Cgil, in 15 importanti aziende del territorio è partita, per iniziativa diretta dei lavoratori, una raccolta di firme (già a quota 1.311) per una petizione indirizzata a Cgil, Cisl e Uil della provincia di Terni per chiedere che si svolgano, sul tema dell'accordo separato, assemblee unitarie nei luoghi di lavoro. “La Cgil è assolutamente disponibile a svolgere assemblee unitarie – ha spiegato ancora Mengaroni – purtroppo però pensiamo che lo stesso non valga per Cisl e Uil. Quindi continueremo, anche da soli, a confrontarci con i lavoratori e a chiedere il loro voto su un accordo che condizionerà in maniera fortissima il loro futuro. Noi – ha aggiunto il segretario Cgil – crediamo fermamente che debbano essere i lavoratori a decidere, per questo chiediamo il loro voto. Se ci diranno che vogliono quell'accordo noi il giorno dopo lo firmeremo, ma se diranno il contrario qualcun altro dovrà trarne le conseguenze”. Condividi