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PERUGIA - All’esito di attività investigativa e di controllo del territorio per la repressione del lavoro nero ed il contrasto all’immigrazione clandestina, le Fiamme Gialle perugine hanno condotto una duplice operazione nelle zone di Ponte San Giovanni e S. Andrea delle Fratte. Nella zona industriale di Ponte S. Giovanni era stato individuato un immobile industriale cui erano state oscurate tutte le finestre e nel quale non sembrava essere esercitata alcuna attività, nonostante risultasse come sede di una società “attiva” e vi fosse uno sporadico via vai di persone di origini asiatiche. All’atto dell’accesso i militari della Compagnia di Perugia trovavano 8 uomini, tutti di etnia cinese, intenti a lavorare su macchine da cucire per la rifinitura e l’orlatura di pantaloni tipo jeans per conto di aziende italiane. I riscontri immediatamente eseguiti permettevano di accertare che 5 soggetti risultavano essere impiegati completamente in nero e, di questi, uno risultava anche sprovvisto di permesso di soggiorno. Nel corso dell’ispezione dei locali venivano rinvenuti e sottoposti a sequestro amministrativo cautelare, in assenza - al momento - di idonea documentazione di natura contabile che ne comprovasse la legittima detenzione, circa 2.200 scatole di cartone destinate al confezionamento di prodotti alimentari, 460 etichette metalliche e in tessuto riportanti loghi e marchi di prestigiose case di moda e 5 modelli per il confezionamento di maglie di una nota griffe. Uno scenario del tutto simile si è presentato anche ai finanzieri del Gruppo Tutela Economia del Nucleo di Polizia Tributaria che accedevano in un capannone con caratteristiche analoghe (vetri oscurati, parvenza di inattività, …), ma nella zona industriale di S. Andrea delle Fratte. Oltre al titolare dell’azienda, nel capannone venivano individuati 14 dipendenti, tutti di etnia cinese, alcuni intenti a lavorare su macchine da cucire per la rifinitura di jeans, altri a riposare su brandine disposte in una zona del capannone. Il contestuale esame della documentazione fiscale, dei libri contabili e del libro unico del lavoro permetteva di accertare che 9 dipendenti risultavano impiegati completamente in nero. Tra questi, due erano sprovvisti di permesso di soggiorno ed uno di loro era già stato destinatario di un decreto di espulsione emesso dal Questore di Mantova. Informato dei fatti il magistrato di turno, Dott. Giuseppe Petrazzini, questi disponeva la denuncia a piede libero dei 2 titolari d’azienda per aver favorito la permanenza di clandestini nel territorio dello Stato (violazione all’art. 12 comma 5 del D.Lgs. 286/98 – c.d. “Legge Bossi Fini”) e l’arresto del clandestino che non aveva ottemperato al precedente ordine dell’Autorità di Pubblica Sicurezza (violazione all’art. 14 comma 5 ter del D.Lgs. 286/98). Gli altri due clandestini venivano accompagnati presso la locale Questura per i provvedimenti di rito. Gli accessi sono stati eseguiti con la collaborazione di funzionari della A.S.L. nr. 2 di Perugia, i quali intimavano al titolare dell’impresa di S. Andrea delle Fratte l’immediata interruzione dell’attività lavorativa per le numerose e gravi irregolarità in materia di sicurezza sul lavoro, sanzionate dal D.Lgs. 81/2008, mentre nessuna irregolarità della specie veniva riscontrata nel capannone di P.S. Giovanni. I Reparti della Guardia di Finanza hanno immediatamente avviato i necessari riscontri sia presso le società titolari dei marchi rinvenuti, al fine di verificare la loro genuinità e la titolarità alla loro detenzione, sia presso i soggetti che si avvalevano della ditta ispezionata per le lavorazioni, allo scopo di accertare la regolarità delle stesse sotto il profilo fiscale e della tutela dei marchi e dei diritti industriali. Le indagini proseguono e nei prossimi giorni saranno altresì interessati, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, la Direzione Provinciale del Lavoro, l’INPS, l’INAIL e le Autorità Comunali. Condividi