La nascita della Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo ha immediatamente registrato l’adesione entusiastica di tante compagne e compagni delusi dal congresso nazionale dei DS ma anche di cittadini non iscritti che condividevano l’idea di un movimento politico che si pone l’obiettivo ambizioso di riunire la sinistra italiana al fine arrestare la deriva centrista del Partito Democratico e per dare un ruolo determinante alla Sinistra Italiana nella grande tradizione del Socialismo Europeo. In politica non esistono formule magiche e tanto meno è pensabile avere una visione statica dei processi, ma così come lavoriamo per l’unità di una sinistra democratica e plurale così dobbiamo intendere l’unita dei partiti politici che si ispirano al Socialismo Europeo. La grande famiglia del socialismo europeo è molto articolata ed occorrerà un grande sforzo di iniziativa politica perché si possano definire comuni denominatori nella costruzione di un nuovo ordine mondiale. Per questo è necessaria una sinistra unita, moderna e rinnovata che sappia declinare le antiche e nuove domande di cambiamento, quelle per le quali il socialismo è nato più di cento anni fa, e quelle più recenti poste dal movimento ambientalista, da quello femminista, da quanti di battono per il riconoscimento delle diversità, per l’eguaglianza dei diritti sociali e civili in un mondo in rapida trasformazione, fornendo a quelle domande risposte adeguate alla società nella quale viviamo. Innanzi tutto la pace. Mai come oggi il panorama internazionale è stato segnato dal rischio concreto di una terza guerra mondiale e da eventi traumatici che, messi insieme, compongono il quadro degli interrogativi aperti per la comunità internazionale. I più eclatanti sono rappresentati dei tanti focolai di guerra, dal terrorismo e dalla corsa al riarmo ed i più invisibili sono rappresentati dalle disuguaglianze tra nord e sud, la guerra per l’acqua nel sud del mondo, ai milioni di rifugiati per le guerre tribali, ai conflitti per il controllo e l’accaparramento delle fonti energetiche. Molti di questi accadimenti riguardano l’area del Mediterraneo e perciò investono direttamente il ruolo dell’europa e dell’Italia. Nel mondo globale non è pensabile ricorrere a vecchi protezionismi e tanto meno fare ricorso a soluzioni nazionalistiche. Occorre una nuova politica europea che sappia ridefinire un nuovo modello di sviluppo che sappia mettere in discussione il mito della crescita e la civiltà del petrolio. E’ necessario superare la precarietà e ridare valore al lavoro, fermare il disastro ambientale, cambiare il modo attuale di produrre e accumulare ricchezze che a livello globale sono la causa principale dei flussi migratori strutturali. Per questo è necessario ridefinire il profilo di una proposta di tutte le forze della sinistra ed in particolare costruire una cultura alternativa al modello di sviluppo americano. Una forte e netta scelta europeista che non si fermi solo ad atti di testimonianza ma che operi per una Europa laica e progressista in grado di rilanciare il modello sociale europeo e fondata su una forte legittimazione democratica. Per tutto ciò serve un forte e rinnovato Partito Socialista Europeo. Condividi