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Tornata elettorale, ieri, in Europa, dove si è votato in alcue regioni di Austria e Spagna, con risultati contraddittori, ma nel complesso non certo esaltanti per la socialdemocrazia. Cominciamo dall'Austria dove si è determinata una netta svolta a destra. Più accentuata in Carinzia, la terra natale del defunto leader della destra nazionalpopulista europea, Joerg Haider (nella foto), morto ad ottobre in un incidente stradale. Ebbene, la Bzoe, il partito da lui fondato dopo la scissione dalla Fpoe, ha ottenuto il 45,48% dei voti, andando ben oltre a quelli che lo stesso Haider aveva ottenuti quando era ancora in vita (42,4). A farne le spese sono stati i socialdemocratici (Spoe), il partito del cancelliere Werner Faymann che hanno dubito una sonora batosta a dispetto di tutti i sondaggi che la davano attorno al 38%, mentre sono precipitati di dieci punti al 28,59% (38,43% nel 2004). I democristiani-popolari (Oevp) si attestano invece al 16,5% (11,64% nel 2004), un risultato, quindi, favorevole anche per loro.. La stessa cosa, più o meno, è accaduta a Salisburgo, dove i socialdemocratici davano per scontata una conferma della governatrice Gabi Burgstaller, alleata con la Oevp di Wilfried Haslauer. Conferma che in effetti è arrivata, anche se con esito deludente per loro. La Spoe è infatti al 39,5%, contro il 45,4% nel 2004, mentre la Oevp ha tenuto: 36,4% contro 37,92% nel 2004. A differenza della Carinzia, la Fpoe è andata bene nel Salisburgo, dove la Bzoe invece non era un 'marchio', arrivando al 13,% (8,7% nel 2004). I Verdi sono stabili al 7,3%. La Bzoe è fuori col 3,7%. Altalenanti, invece, i socialisti di Zapatero in Spagna. Bene nei Paesi baschi dove, dopo 29 anni, grazie ad una fortissima avanzata, riescono a mandare all'opposizione i nazionalisti provocando un vero e proprio tgerremoto politico nella regione autonoma, dove per la prima volta gli eredi di Batasuna sono rimasti fuori della competizione elettorale per decisione della magistratura. Il Pnv del "lehendakari" uscente Juan José Ibarretxe guadagna due seggi, passando da 28 a 30, ma è un risultato che non gli consente di tornare a formare un governo per la disfatta dei tradizionali alleati di Eusko Alkartasuna (che ottengono solo 1 seggio) e il modesto risultato di Ezker Batua, la sigla basca di Izquierda Unida, che scende da 3 a 1 seggio. I socialisti guidati da Patxi López passano invece da 18 a 24 seggi e dovrebbero essere in condizione di andare al governo in alleanza con il Partito Popolare, che nonostante un risultato non esaltante raccoglie i 13 seggi necessari per garantire insieme al Psoe la prima maggioranza non nazionalista della storia. Spettacolare il risultato di Aralar, un partito nato anni fa da una scissione all'interno di Batasuna, legata al netto rifiuto della violenza dell'Eta: i quattro seggi ottenuti sono la chiara prova del fatto che una parte consistente dell'elettorato tradizionale della sinistra indipendentista non ha accolto l'appello per il voto nullo lanciato dagli eredi del braccio politico dei terroristi. Male, invece, per lo Psoe nelle elezioni regionali della Galizia. Qui il Partito Popolare, che quattro anni fa era stato mandato all'opposizione dopo un ventennio di dominio assoluto sotto la guida di Manuel Fraga Iribarne, è riuscito a riconquistare la maggioranza assoluta e quindi a tornare al governo sotto la presidenza di Alberto Nuñez Feijóo. La Galizia, una delle regioni più povere della Spagna e una delle più colpite dalla crisi economica, dà così la prima doccia fredda al premier José Luís Rodríguez Zapatero, che da anni non conosceva sconfitte. Un risultato ancor più significativo perché arriva in uno dei momenti più difficili vissuti dal Partito Popolare negli ultimi anni: la "tangentopoli" svelata dal giudice Baltasar Garzón, alla quale il leader del Pp Mariano Rajoy, ispirandosi evidentemente al modello berlusconiano, aveva reagito parlando di "persecuzione politica" proprio in chiave pre-elettorale, alla fine non ha provocato le conseguenze temute. Condividi