italia con stampelle.jpg
Ricordate le tre “I” di Berlusconi con le quali ci prometteva che avrebbe modernizzato l'Italia? Volevano dire più Inglese, più imprese e più internet per metterci al passo con i tempi. Ebbene, quanto all'inglese non ci sembra che gli estimatori della lingua di Albione siano aumentati considerevolmente nel nostro Paese. Nelle scuole la si continua ad insegnare poco e male ed i nostri ragazzi continuano come prima a balbettare incerti le poche parole che sono riuscite a mandare a memoria soprattutto ascoltando le canzonette. Per non parlare poi delle imprese! Proprio di recente è stata pubblicata un'autorevole ricerca che ci ha informati che in Italia sono in incremento i fallimenti. Che Berlusconi portasse iella lo sospettiamo da tempo, ma che la sorte gli desse così in fretta torto ci lascia davvero meravigliati. Da considerare, poi, che le imprese che non falliscono come minimo licenziano o mettono i loro dipendenti in cassa integrazione. Ormai sono migliaia anche in Umbria gli operai e gli impiegati privati che non hanno più un lavoro o che sono sulla strada per perderlo. Ci resterebbe, come sola consolazione, la terza “I”, quella di Internet, ma anche qui dobbiamo purtroppo deludere le aspettative dei nostri lettori perché, se è vero che la Moratti l'aveva messa nella sua riforma (come pure l'Inglese), anche se nessuno se n'era accorto, ci ha pensato ora la nuova arrivata al dicastero, la ministra Gelmini, con i suoi tagli, ha rimettere le cose a posto. Dal prossimo anno scolastico, infatti, gli insegnanti della scuola elementare (ora primaria) e della media (secondaria di primo grado) dovranno fare i salti mortali per aprire il mondo delle conoscenze informatiche ai propri alunni. Il taglio delle cosiddette compresenze nella scuola primaria e la riduzione (-33%) delle ore di Tecnologia nella scuola secondaria di primo grado renderà pressoché impossibile l'insegnamento dei primi fondamenti di Informatica e Internet. Eppure, l'Europa ci ha chiesto di puntare sull'Informatica quando nel 2000 il Consiglio europeo di Lisbona fissò l'ambizioso obiettivo di trasformare quella del Vecchio continente "nell'economia più dinamica e competitiva del mondo". E per la verità, l'Italia si era mossa per tempo. Per dotare infatti le scuole di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (le Tic) e per formare i docenti, tra il 1997 e il 2003, erano stati investiti 1.341 miliardi delle vecchie lire, pari a quasi 700 milioni di euro, che a questo punto ci paiono soldi buttati al vento. Vorrà dire che al posto delle delle tre “I” per quanto riguarda la scuola pubblica italiana ci dovremo accontentare di tre “P”: Poca pecunia; Più precariato; Porta pazienza. Condividi