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di Daniele Bovi Se, tutto sommato, l'ipotesi del traghettatore, di Re Franceschiniello, piace al segretario regionale del Pd Maria Pia Bruscolotti, alla base dei militanti (l'unico soggetto non coinvolto in questa operazione oligarchica) la soluzione sembra non piacere per nulla. Prove di questo umore, anche se parziali, sono i numerosi sondaggi che in questi giorni impazzano sui siti dei maggiori quotidiani e delle tv. Qualche esempio? Quelli di Corriere.it e Repubblica.it: qui l'85 per cento dei lettori vorrebbero, subito, un nome nuovo sulla plancia di comando dei democratici. Stessa percentuale è stata fatta registrare questa mattina da un sondaggio di Sky Tg24. Sarà un caso? Al malumore della base vanno aggiunti i mal di pancia di alcuni governatori di peso, come quello delle Toscana Martini e della Calabria Loiero. Il ragionamento suona più o meno così: che senso hanno le dimissioni di Veltroni se il suo posto viene preso da quello che era il suo numero due? Dove starebbe la svolta? La sensazione, netta, è quella di un'oligarchia che ora come ora a prendere le redini del Pd non ci pensa proprio. Perché? Per il semplice fatto che è nell'aria che le europee di giugno potrebbero essere per il partito una mazzata clamorosa. Perciò, i futuri leader non ci pensano proprio a salire in sella ora. Che si bruci qualcun'altro. L'immagine plastica di un partito rassegnato alla sconfitta e, quel che è peggio, che rinuncia fin da ora alla contesa. "La soluzione che è stata proposta - ha scolpito questa mattina sulle colonne del Tirreno il governatore della Toscana -, con Franceschini reggente e tutto il vertice confermato al suo posto, non è adeguata. Viene percepita come una scelta di autoconservazione del gruppo dirigente. Così non va, è una soluzione debolissima che non condivido". "Io sarei per un congresso subito - dice invece il governatore della Calabria Loiero - però oggi non so se è la cosa migliore. Rispetto Dario Franceschini che è uno dei quadri migliori ed eè stato vicino a Veltroni in questi 18 mesi però bisogna saperlo bilanciare con il desiderio della base di contare". Un altro pezzo da novanta del Pd a schierarsi contro l'ipotesi di Re Franceschiniello è il sindaco di Bologna Cofferati: "C'è un problema di opportunità - afferma Cofferati sulle colonne del Corriere della Sera - il congresso è indispensabile. Non si può passare da un segretario votato da 3,5 milioni di persone a un successore legittimato da un gruppo dirigente ristretto. La differenza tra le due modalità può essere decisiva per il futuro. Questo vale per Franceschini, Bersani, per chiunque. Sarebbe come passare da un estremo all'altro. Dall'esercizio di una democrazia allargata alle solite vecchie pratiche. Gli iscritti non ci capirebbero nulla". Al momento, ascoltare i militanti sembra l'ultimo pensiero dei dirigenti democratici. Condividi