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di Stefano Milani, Giacomo Russo Spena ROMA - Meno materiale didattico, laboratori, biblioteche e personale. La Cgil va in piazza e denuncia gli scempi della riforma dell'istruzione. Per il sindacato ci sarebbero problemi addirittura per il funzionamento ordinario degli istituti. Tagli, tagli e ancora tagli. L'ultimo progetto del ministro Maria Stella Gelmini di privare le scuole dei fondi per il funzionamento didattico e amministrativo dà il colpo mortale agli istituti che dovranno fronteggiare vere e proprie emergenze, come la mancanza di materiale didattico, laboratori, biblioteche e carenze del personale. Qualche scuola rischia addirittura la chiusura. Ieri la prima reazione con un sit-in a Roma sotto il palazzo dell'Istruzione promossa da Flc-Cgil, assieme al Cgd, alla Rete degli studenti e all'Uds. Svetta il cartello «AAA svendesi scuola, rivolgersi fondazione Tremonti-Brunetta-Gelmini», subito dietro lo striscione «Non rubateci il futuro» del coordinamento genitori-maestre della scuola ribelle Iqbal Masih. Intanto gli studenti dell'Uds volantinano per una nuova mobilitazione nazionale il 27 febbraio contro gli «scempi» del governo. Ma a gestire la protesta è Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, il quale dichiara dal megafono: «Siamo venuti qui per sollecitare l'immediato trasferimento di risorse finanziarie per poter svolgere le attività ordinarie della scuola». Che la situazione sia ad un passo dal baratro non bisogna essere dei geni in matematica. Perciò, aggiunge Pantaleo, «chiediamo che si traduca in fatti l'annunciato trasferimento da parte del dicastero dell'Economia dei 57 milioni di euro da destinare ai corsi di recupero e reclamiamo le somme necessarie a far fronte agli oltre 200 milioni di debiti pregressi che gravano sulle scuole e che stanno provocando forti disagi per il mancato pagamento delle supplenze, per l'avvio delle attività di recupero, arrivando fino al pignoramento in alcuni istituti e al coinvolgimento dei genitori nelle spese scolastiche». Per non parlare della soppressione delle seconda lingua e delle supplenze brevi non pagate. Non ci sono molte alternative: «Servono risorse aggiuntive altrimenti non potrà essere garantito il diritto allo studio», conclude Pantaleo. Obiettivo, arrivare a fine mese a un tavolo interministeriale, oltre Gelmini la vicenda riguarda anche Sacconi, Brunetta e Tremonti. In piazza qualcuno è ottimista, convinto che i tagli alla fine rientrino. E' il caso di Mario Lombardo, preside della scuola elementare romana Franceschi, dove i tagli (e la successiva fine delle compresenze) rischiano di spezzare quel processo d'integrazione tra bimbi italiani e stranieri intrapreso anni fa con grande soddisfazione: «Sarebbe un'assurdità togliere tanti soldi agli istituti - dice il preside - si rischierebbe inoltre l'aumento della dispersione scolastica». Le sue speranze crollano dopo che la delegazione dei manifestanti ricevuta dal ministro Gelmini riferisce alla piazza l'esito dell'incontro. E non è un bel sentire. Se per le supplenze 2008-2009 sembra esserci la copertura finanziaria, il problema del funzionamento ordinario, secondo quanto riferito dai rappresentanti sindacali, non è stato affatto risolto. E così, taglio dopo taglio, già siamo a meno 200 milioni sottratti in un solo anno dal governo Berlusconi alla (sempre più) povera scuola italiana. Ma il problema non è solo l'azzeramento dei fondi. La forbice di Gelmini si abbatte con la stessa forza distruttrice anche contro i lavoratori, meglio se precari. Secondo la Uil a rischio ci sono ventottomila posti di lavoro: nel 2007 circa 8.600 insegnanti non sono state confermate nelle nomine, nel 2008 sono state 11.628. Per il prossimo anno scolastico poi, la riduzione di organico prevista dalla legge 133/08 è ancora più allarmante: circa 43.000 docenti. Con la percentuale di precari a rischio posto di lavoro è pari al 15%. Di fatto, in poco meno di tre anni, si sono ridotti gli effetti delle ultime immissioni in ruolo del 2006 e oggi lavorano nella scuola oltre 130mila insegnanti precari. E a pagare di più saranno, tanto per cambiare, i precari. Basti pensare che le supplenze annuali e quelle fino al termine delle attività didattiche, fa sapere la Flc-Cgil, sono 72.460 tra il personale Ata e 113.540 tra i docenti. Il grosso dei tagli riguarderà proprio loro oltre a determinare un gran numero di personale di ruolo in esubero soprattutto nelle aree meridionali. A queste va aggiunta la difficile situazione delle scuole per il mancato trasferimento dei finanziamenti per le attività ordinarie, per le supplenze, per le attività di recupero dei debiti formativi, e la frittata è completa. Condividi